25 aprile 2024
Aggiornato 03:00

Da Coldiretti nuove mobilitazioni in difesa del latte piemontese

Sotto accusa il prezzo troppo basso riconosciuto agli allevatori, le importazioni e i ricavi della grande distribuzione organizzata

TORINO – Ancora nessun accordo al tavolo della trattativa per il prezzo del latte, riunito nuovamente ieri pomeriggio, 25 maggio 2009, nella sede dell’assessorato regionale Agricoltura. E’ stata l’ennesima riunione conclusa senza intesa. La parte industriale – per i prossimi tre mesi, fino a giugno – ha offerto 28 centesimi al litro; un prezzo che, secondo la delegazione sindacale e gli allevatori presenti alla trattativa, non consente la sopravvivenza delle imprese.

Un gruppo di produttori, in rappresentanza degli imprenditori agricoli della provincia di Torino, era presente lunedì pomeriggio, davanti alla sede dell’assessorato Agricoltura, in corso Stati Uniti, per sottolineare l’importanza e la difficoltà del momento che stanno vivendo le imprese che producono latte.
Riccardo Chiabrando, presidente Coldiretti Torino, componente la delegazione riunita al tavolo, spiega: «Una cosa deve essere chiara: il comparto lattiero-caseario oggi è a rischio. In provincia di Torino le aziende produttrici di latte sono 1.069 e impegnano oltre 4.000 addetti; la quota di latte disponibile è di 2.700.000 quintali, con un valore alla produzione di euro 81.000.000; l’indotto della produzione del latte ammonta a euro 300.000.000».

Riccardo Chiabrando aggiunge: «Per produrre un litro di latte fresco pastorizzato il costo di produzione alla stalla è vicino a euro 0,50; il costo di lavorazione è di euro 0,35; il costo di bottiglia ed etichetta è pari a euro 0,15; i costi di logistica sono di euro 0,10. Siccome oggi agli allevatori il latte viene pagato da 25 a 27 centesimi, ci chiediamo perché il consumatore debba pagare la stessa quantità di prodotto fino a euro 1,60. Non possiamo accettare che la metà del costo di un litro di latte a carico dei consumatori finisca nelle tasche della grande distribuzione organizzata».

Emilio Fugazzi, direttore Coldiretti Torino, aggiunge: «Secondo il ministero della Sanità, in Piemonte, di fronte a una produzione di latte di 8.915.000 quintali, l’import è pari a 7.945.413 quintali, in costante crescita. E’ giunto il momento che i consumatori conoscano i numeri di ciò che viene importato – e fatto passare per cibo italiano. E’ anche necessario che vengano divulgati i nomi di chi importa e lavora tali prodotti, siano essi industrie, distribuzione o cooperative, che magari lasciano nelle stalle le produzioni dei nostri agricoltori per accaparrarsi a buon mercato ciò che poi vendono come frutto dell’agricoltura italiana».

Riccardo Chiabrando, conclude: «A fronte di questa situazione di stallo del tavolo regionale, la Coldiretti sta organizzando nuove mobilitazioni del comparto, in più direzioni. Avvieremo ulteriori iniziative volte a informare i consumatori sulla realtà delle importazioni del settore lattiero-caseario. Agli industriali chiediamo di remunerare il latte piemontese, riconoscendo un valore tale da permettere di coprire almeno gli attuali costi di produzione. Alla grande distribuzione organizzata si chiede di rivedere la ripartizione dei margini di guadagno all’interno della filiera e di tenere separati sugli scaffali gli spazi dedicati ai prodotti alimentari piemontesi e italiani da quelli del finto Made in Italy, ottenuti con prodotti importati».