20 aprile 2024
Aggiornato 01:30

RAI: Aventino dei consiglieri d'opposizione, finita autonomia Cda

Ma la frattura non è insanabile: dipenderà dalle azioni del dg

ROMA - «Così si sancisce la fine dell'autonomia del CDA Rai». È la denuncia dei consiglieri di amministrazione Rai Nino Rizzo Nervo, Giorgio Van Straten e Rodolfo de Laurentiis che hanno abbandonato ieri i lavori del Cda prima del voto che ha dato il via libera alle proposte di nomina del dg Mauro Masi (tra le altre, la nomina di Augusto Minzolini alla direzione del TG1 e quella di Mauro Mazza a Rai 1).

«Vogliamo segnare una distanza da queste scelte», spiega de Laurentiis. «Abbiamo deciso di non partecipare alla votazione - gli fa eco Rizzo Nervo - perché il 'no' sarebbe stata una reazione troppo debole per la gravità della questione. Siamo molto preoccupati». Nel mirino dei tre consiglieri espressione dell'opposizione il metodo e il merito delle proposte del dg. «Prendiamo atto - osserva Van Straten - che i sei nomi proposti coincidono perfettamente con quelli pubblicati sui giornali dopo il vertice a Palazzo Grazioli. Se questa è un'azienda autonoma,non so come possa essere un'azienda subordinata alla politica». Duro anche il commento del consigliere in quota Udc: «E' evidente - spiega de Laurentiis - che chi oggi vota per un quadro di nomine già stabilito un mese e mezzo fa fuori dall'azienda, sancisce la fine dell'autonomia del Cda».

Comunque, sottolineano i consiglieri, lo strappo consumato ieri non è insanabile: «La frattura non è insanabile ma può essere sanata - sottolinea Rizzo Nervo - solo da una verifica sui nuovi comportamenti dei vertici di questa azienda». Il riferimento è alla prossima e annunciata tornata di nomine che coinvolgeranno le altre reti e testate.

Per valutare i futuri comportamenti del dg spiega Rizzo Nervo «ho fatto mettere a verbale quelle che immagino saranno le proposte per la direzione di Rai2 e del TG2. Si tratta dei nomi che voi conoscete (Petruni e Orfeo, ndr) e che da oggi stanno a verbale e non sono più indiscrezioni». Per il consigliere in quota Pd, «il problema è come si gestisce il rapporto con la politica che c'è sempre stato. Può essere gestito con autonomia o no, ma oggi c'è un problema in più perché la politica coincide con un pezzo dell'impresa televisiva».

Ma i consiglieri puntano il dito anche contro la nomina di quattro vice direttori generali (Marano, Lei, Comanducci e Leone), che non hanno ottenuto alcuna procura, come denuncia Rizzo Nervo: «Sono state costruite alcune posizioni che non sono vice direzioni generali. Si tratta di quattro collaboratori dello staff di Masi, nessun di questi vice dg ha alcuna procura. Allora non ne capisco l'utilità. È questa la semplificazione che aveva in mente il dg? Perché se va avanti così, avremmo bisogno di 25 direttori generali».