28 agosto 2025
Aggiornato 03:30

RAI: Nomine «urgenti» ma slittano ancora, Cda apre dossier Sky

Manca intesa FI-AN. Garimberti e Masi su Murdoch: «No preconcetti»

ROMA - Sarà ancora fumata nera, domani, al settimo piano di Viale Mazzini. Nonostante «l'urgenza» di alcune nomine, per dirlo con le parole del dg Mauro Masi, per promozioni e spostamenti bisognerà aspettare ancora: almeno una settimana, dicono i bene informati, nella speranza che si riesca a trovare un'intesa all'interno del Pdl. Nell'attesa, domani il Cda discuterà dei «criteri di nomina», come annunciato dal presidente Paolo Garimberti, che ha ribadito «che le nomine si fanno dentro al palazzo di Viale Mazzini e non fuori». Poi, giovedì, il fischio d'inizio della partita Sky: i vertici Rai apriranno l'istruttoria che sarà caratterizzata da «un'analisi accurata dei costi e dei benefici» dell'operazione, in modo da poter valutare «nell'interesse aziendale» se abbandonare o no la piattaforma satellitare.

Il primo nodo da affrontare per ricomporre il mosaico di Viale Mazzini è il Tg1: a chiedere conto del ritardo nella designazione del successore di Gianni Riotta è il presidente della Vigilanza, Sergio Zavoli, nel corso dell'audizione dei vertici (che risponderanno, però, solo la prossima settimana). D'altronde, lo stesso dg, pur auspicando che la discussione sulle nomine faccia parte di una «riflessione più ampia» riguardo il «modello organizzativo aziendale che è da rivedere», ammette che esistono «urgenze e cogenze» che riguardano «alcune figure aziendali». Insomma, ferma restando la necessità di un «ripensamento del modello organizzativo», è doveroso intervenire su alcune figure, «visto che la Rai è un'impresa e non una società di mutuo soccorso». Nel mirino, i tanti interim e i posti vacanti: a cominciare, appunto, dal Tg1. Qui l'impedimento sarebbe il mancato accordo all'interno del Pdl. An continua a spingere per la promozione del direttore del Tg2, Mauro Mazza: a muoversi sarebbero anche i 'berluscones' dell'ex partito di Fini, che proverebbero ad intercedere presso il Cavaliere, peraltro con esiti scarsi. In pole, per la guida del tg ammiraglio, rimane infatti l'inviato della Stampa, Augusto Minzolini. Per Mazza si potrebbero aprire a questo punto le porte di Raiuno, ma l'accordo non è ancora stato raggiunto: questione di limature e di «dettagli», per alcuni; trattative in alto mare, per altri. Una partita che si gioca in contemporanea con quella dei vicedg: Lorenza Lei e Antonio Marano hanno già la promozione in tasca, in bilico le poltrone di Gianfranco Comanducci e Giancarlo Leone.

E se le nomine rimangono in stand-by, non mancherà il lavoro per i vertici Rai: giovedì, sul tavolo del Cda, approderà il dossier Sky, su cui, assicurano Garimberti e Masi, non ci sono «scontri di civiltà» nè «posizioni preconcette». Si tratta dell'apertura dell'istruttoria che dovrà portare in tempi brevi l'azienda a valutare se scendere dalla piattaforma satellitare: un gruppo di lavoro coordinato dal dg sta conducendo «un'accurata analisi dei costi e dei benefici dell'operazione» (i vertici aziendali dovranno valutare soprattutto l'impatto economico della rinuncia a Sky, che promette di sborsare quasi 475 milioni di euro in sette anni per assicurarsi il bouquet Raisat, i tre canali generalisti, Rai4 e la prossima Rai5 e qualche produzione di Raicinema). Poi, si tratterà di scegliere se rinunciare alla piattaforma Sky, anche e soprattutto in vista della nascita, a giugno, di 'Tivù sat', piattaforma che la Rai ha messo in piedi insieme a Telecom e Mediaset e che consentirebbe a Viale Mazzini di onorare il contratto di servizio, che obbliga la Rai a essere presente su tutte le piattaforme. Il contratto con l'emittente di Murdoch scade il 31 luglio, ma la dead line per una possibile intesa è fissata a fine maggio. E c'è chi giura che sulla scelta di Viale Mazzini peserà anche la decisione di Mediaset: «Avete ricevuto garanzia dai Vertici Mediaset sulla loro contemporanea uscita da Sky?», chiede l'ex ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni. «Nessun accordo, la Rai decide per se stessa», taglia corto Masi.