19 aprile 2024
Aggiornato 22:30
Martedì 12 maggio 2009, giornata nazionale degli allevamenti

A Torino, come in tutta Italia allevatori in piazza per salvare le stalle

Coldiretti distribuisce latte fresco pastorizzato piemontese in piazza Castello e in corso Monte Cucco di fronte al supermercato Carrefour

TORINO – Martedì 12 maggio decine di migliaia di allevatori scenderanno in piazza, in tutte le principali regioni, per salvare le stalle italiane e i primati qualitativi e di sicurezza del Made in Italy, con una capillare «operazione verità», volta a combattere la mancanza di conoscenza e le distorsioni, ma anche per sostenere acquisti al prezzo giusto per imprese e consumatori.

Degustazioni, distribuzione di prodotti, consigli per gli acquisti, nonché dimostrazioni nelle piazze e di fronte ai centri commerciali sono le iniziative organizzate per la giornata di mobilitazione degli allevatori italiani. A Torino, a partire dalle ore 10, sono previsti presìdi in piazza Castello – angolo via Garibaldi – e di fronte al supermercato Carrefour – in corso Monte Cucco –, dove gli allevatori distribuiranno gratuitamente latte fresco piemontese. Dirigenti e allevatori, per tutta la mattinata, dialogheranno con i consumatori e spiegheranno le ragioni della mobilitazione. Martedì 12 maggio, in piazza Castello, alle 11, è prevista una conferenza stampa per i giornalisti, alla presenza dei dirigenti Coldiretti del Piemonte e di Torino.

Una filiera agricola tutta italiana
Manifesto per il 12 maggio 2009, giornata nazionale degli allevamenti

Il mercato lattiero-caseario conta su una produzione nazionale di 110.000.000 di quintali, con un import pari a 86.000.000 di quintali. Nella regione Piemonte la produzione di latte è di 8.915.000 quintali e l’import è pari a 7.945.413 quintali. L’import è costituito, oltre che dal latte trattato a lunga conservazione, prevalentemente da prodotti semi-lavorati: cagliate, polvere di latte, caseine, caseinati e altri.
La dimensione del fenomeno, in costante crescita, ci minaccia, prima come allevatori e poi come cittadini-consumatori: sono a rischio le nostre imprese, tutta la filiera, la genuinità e la sicurezza del prodotto italiano. Noi allevatori non riusciamo più a coprire i costi di produzione, mentre i consumatori pagano sempre di più i prodotti lattiero-caseari. E ciò nonostante i nostri allevamenti siano i più sicuri e controllati in Europa.
Stiamo correndo un grosso rischio, quello di non essere più in grado di tutelare, sulla sicurezza alimentare, i consumatori che invece affrontano costi sempre maggiori per esserlo. Tutto ciò è consentito dalle norme nazionali e comunitarie che permettono di importare e trasformare prodotti provenienti da qualsiasi Paese estero, ma senza doverlo indicare chiaramente in etichetta, ostacolando la programmazione della produzione nazionale e impedendo di comunicare ai consumatori il vero contenuto degli alimenti che acquistano. Tant’è che l’industria e la grande distribuzione organizzata continuano a ingannare i consumatori, veicolando messaggi poco trasparenti e facendo intendere che il latte e i prodotti caseari sono del territorio nazionale, usando immagini e nomi che richiamano l’italianità.
Si tratta di un rischio che non vogliamo più correre, aspettando inerti la scomparsa dei nostri allevamenti, dei nostri lavoratori e del vero Made in Italy, con il conseguente abbandono dei nostri territori. Non possiamo aspettare nuove pandemie come la Bse e l’influenza aviaria per ottenere maggiore trasparenza e garanzia sui prodotti acquistati dai consumatori. La grande distribuzione organizzata, se vuole, può cambiare tutto questo. Sulle produzioni lattiero-casearie sono necessarie regole di mercato trasparenti, al fine di consentire agli anelli finora più penalizzati – gli allevatori e i consumatori – di avere un’equa remunerazione, un giusto prezzo e la garanzia di ciò che si mangia.

Alle istituzioni e alla politica chiediamo:
– L’obbligo di etichettatura con indicazione del Paese di origine su tutti i prodotti importati dall’estero: cagliate, polvere di latte, caseine, caseinati e altri. Se per legge ciò non fosse possibile, chiediamo allora l’obbligo di etichettatura con indicazione dell’origine su tutti i prodotti lattiero-caseari italiani: formaggi, latte, mozzarella e altri.
E tutto ciò lo chiediamo anche e soprattutto per motivi di sicurezza sanitaria.
Non possiamo essere prigionieri della grande distribuzione organizzata.
– Lo sviluppo di procedure per acquisire i dati di monitoraggio dei consistenti flussi di importazione di latte e di prodotti caseari, prevedendo una loro costante pubblicazione sui siti internet istituzionali.
– L’intensificazione dei controlli sanitari e sulla qualità delle derrate di latte e dei suoi derivati che arrivano dall’estero.