28 agosto 2025
Aggiornato 03:00
Convegno UIL

“Risparmio ed efficienza energetica nella Pubblica Amministrazione”

Studio UIL in collaborazione con Cresme e Legambiente (riferimento metodologico ENEA)

La bolletta energetica delle Pubbliche Amministrazioni pesa sul bilancio dello Stato per circa 4,5 miliardi di Euro all’anno (Fonte Consip).
Abbiamo indirizzato la nostra analisi su una parte del patrimonio pubblico, quello degli immobili ad uso ufficio (quindi non le scuole, gli ospedali, le caserme, ecc.) che rappresentano una quota significativa dell’insieme.

Il consumo energetico degli edifici di proprietà pubblica appare di gran lunga superiore ai consumi medi registrati in sede europea, con un indice di consumo pari ad oltre 200 Kwh per metro quadrato all’anno.

Le politiche di efficienza della macchina pubblica, così come gli impegni sottoscritti in sede internazionale per il rispetto del Protocollo di Kyoto, impongono alle amministrazioni pubbliche delle soluzione gestionali e manageriali improntate al risparmio energetico.

La crescente attenzione verso tali tematiche è testimoniata dalla recente introduzione di numerosi interventi legislativi e di incentivazione al risparmio energetico e alle fonti rinnovabili e dalla ratifica in sede Europea del pacchetto identificato dalla sigla «20-20-20».

Ovvero il raggiungimento del 20 per cento della produzione energetica da fonti rinnovabili, il miglioramento del 20 per cento dell'efficienza e del risparmio energetico e un taglio del 20 per cento nelle emissioni di anidride carbonica.

Traguardi da raggiungere tutti entro la data del 2020 e per i quali le Pubbliche Amministrazioni saranno chiamate a ricoprire un ruolo fondamentale e strategico che, allo stesso tempo, si tradurrà in un risparmio netto sulle spese di funzionamento delle stesse Amministrazioni.

Da questo assunto la UIL ha inteso elaborare uno studio per fornire un quadro di riferimento sulla consistenza del patrimonio immobiliare del parco di edifici ad uso ufficio presente sul territorio Nazionale ed in particolare per le zone Centro, Sud e Isole.

Lo studio UIL riprende la metodologia utilizzata dallo studio ENEA presentato il 26 febbraio u.s. dal titolo «Per uscire dalla crisi: un Piano nazionale di intervento per lariqualificazione energetica del patrimonio edilizio pubblico», per poi analizzare la stima di quanti lavoratori potranno essere impiegati per le operazioni di efficientamento energetico degli edifici pubblici destinati ad uso ufficio.

Tale misurazione è stata effettuata sulla base di più scenari, basandosi su dati statistici e su interviste ad interlocutori privilegiati.

I dati raccolti sono di diverso tipo, anche integrati fra loro, per esempio: percentuale di contenimento della spesa per energia; contributo % all’incremento del PIL; quota di edifici da sottoporre ad interventi; tipologia di interventi da effettuare; ecc.

Il campione individuato sono le imprese edili, gli installatori di impianti, i produttori/installatori di impianti sul territorio nazionale (circa 20 interviste) con l’obiettivo di ottenere informazioni utili rispetto ai tempi delle gare pubbliche, ai tempi di cantiere, ai lavoratori impiegati diretti ed indotti suddivisi per qualifica, per area geografica e per competenza ed ai livelli qualitativi dei materiali impiegati ed ai preventivi di massima.

L’indagine è stata svolta dalla UIL (Dott. Francesco Fiore – Dott. Andrea Costi) con l’ausilio ed il supporto tecnico dell’Ufficio Studi dell’ENEA (Dott. Carlo Manna – Dott. Carlo Tricoli) ed in collaborazione con Legambiente (Dott. Zanchini), su una metodologia di analisi statistica sviluppata dal CRESME (Arch. Lorenzo Bellicini – Dott. Francesco Toso).

I dati riportati si riferiscono all’intera consistenza dello stock di edifici ad uso uffici di cui, quelli riferiti ad uso pubblico, rappresentano circa il 21% del totale.

Gli edifici di riferimento equivalgono a 13.581 ad uso ufficio per 23,4 milioni di mq.

Gli edifici presi in esame sono di due tipologie : prima della Legge 373/76 e dopo la Legge 373/76.

E’ da tenere bene presente, che gli edifici costruiti prima della Legge 373/76 sono gli uffici più bisognosi di interventi di efficientamento energetico (edifici costruiti dal 1919 al 1973) e, soprattutto, questi 4.753 edifici, il 35% del totale per una superficie di 9.371.429 mq (40% del totale), hanno bisogno di un intervento immediato di efficientamento energetico.

Abbiamo individuato, inoltre, anche la distribuzione territoriale degli uffici che sono concentrati in larga parte nelle aree centro – sud (nella sola provincia di Roma sono concentrati 735 edifici pubblici).

Il costo totale dell’investimento è pari a 1.757 milioni di euro.

L’obiettivo al 2020 si potrebbe raggiungere con una spesa annuale per lo Stato, spalmato nel decennio, pari a 180 milioni di euro,

Abbiamo analizzato anche il valore attuale degli immobili che corrisponde a 22,5 miliardi di euro e abbiamo calcolato l’incremento del valore economico che gli edifici otterrebbero dopo gli interventi di riqualificazione energetica che è pari a + 2,6 mld di euro con un incremento del valore immobiliare del 12%.

Il risparmio energetico annuo per lo Stato che conseguirebbe dagli interventi di efficientamento è pari a -91 milioni di euro, che andrà ben oltre il 2020 preso in esame per il calcolo costi/benefici.

Per calcolare il beneficio complessivo che deriverebbe in termini economici abbiamo altresì considerato le ripercussioni che si avrebbero in termini fiscali, nonché l’incremento che potrebbe derivare sui canoni della parte degli edifici in locazione.

Abbiamo stimato il gettito fiscale usando lo stesso rapporto che c'è fra introiti fiscali e PIL che può essere individuato nel 29%.

C'è da dire che si tratta di una stima prudente poichè il rapporto del 29% è misurato contemplando anche l'evasione fiscale che sarebbe eliminata in questi interventi.

Inoltre, abbiamo stimato il canone ritraibile che deriva dall'aumento del valore immobiliare ed è calcolato pari ad un rendimento del 6% del valore (consuetudine dell'estimo immobiliare ed è applicabile generalmente al rinnovo del contratto) su una base di circa il 30% del patrimonio preso in considerazione.

Abbiamo, inoltre, individuato anche gli ambiti su cui intervenire, finalizzati al contenimento dei consumi energetici (es. coibentazione tubazioni esterne per riscaldamento, impianto solare, fotovoltaico, sostituzione infissi) ed abbiamo calcolato l’incidenza % dei costi ante e post intervento con i relativi obiettivi di riduzione.

A fronte di un costo pari 1.757 milioni di euro, i benefici sia in termini economici che ambientali e socio-economici al 2020 (partendo dal 2010) per lo Stato che deriverebbero da tale operazione, sono così sintetizzabili.

In termini economici sono:
1. 910 milioni di euro di risparmio in bolletta energetica;
2. 511 milioni di euro di gettito fiscale aggiuntivo;
3. 350 milioni di euro di incremento potenziale del reddito immobiliare (post interventi).

I benefici ambientali e socio – economici sono:
- Contributo alla riduzione emissioni di CO2 in linea con gli obiettivi assegnati all’Italia dal «Pacchetto Europeo 20.20.20»;
- Sostegno al tessuto produttivo (impianti e materiale sostenibile);
- Sostegno all’occupazione (17300 nuovi occupati nelle aree del Centro – Sud Italia);
- Incentivo all’innovazione tecnologica;
- Incremento comfort fruitori immoli.

Il risultato finale di questo studio porta un impatto finale totale di occupati di 17.300 addetti di cui 10.700 occupati diretti e 6.600 occupati dell’indotto.

Il risultato è significativo rispetto al settore che come UIL abbiamo preso in esame e cioè gli edifici ad uso ufficio della pubblica amministrazione e degli enti locali, per la parte (circa di 1/3) più vetusta e più bisognosa di intervento.

L’approccio metodologico che come UIL stiamo applicando alla tematica dell’efficienza energetica è di tipo settoriale.

Infatti, lo studio che presentiamo rappresenta un primo step che porterà ad una analisi dei settori pubblici (scuole, ospedali, centri per la detenzione etc.), industriali (edilizia, metalmeccanico, ceramica, chimica, carta etc.) e del cosiddetto residenziale/civile, con lo scopo di comprendere i benefici in termini economici, occupazionali ed ambientali che l’operazione complessiva di efficientamento energetico porta con se.

La UIL chiede al Governo un Tavolo di concertazione con tutti gli attori della filiera nel quale si affrontino temi quali:

1. le politiche concrete per il decollo di una iniziativa generalizza di riqualificazione del patrimonio immobiliare tutto, non solo come rispetto dei canoni ambientali ma, soprattutto, come motore di sviluppo e di occupazione;
2. una politica pubblica che faccia della certificazione dell’efficienza energetica un parametro preciso di riferimento sia per l’edilizia pubblica che per tutto il sistema degli acquisti pubblici;
3. previsione di accesso da parte del sistema delle Amministrazioni Locali (Regioni, Provincie e Comuni) ai meccanismi di Emission Trading ed al mercato dei Titoli di Efficienza Energetica;
4. escludere dal Patto di stabilità gli investimenti locali in progetti finalizzati all’efficientamento degli edifici pubblici;
5. predisposizione di strumenti finanziari, anche in collaborazione con il sistema bancario, dedicati agli interventi di riqualificazione energetica per favorire il coinvolgimento anche dei soggetti privati nel progetto di riqualificazione degli edifici pubblici.