24 aprile 2024
Aggiornato 20:30

Nuova influenza, Coldiretti: a rischio export di un miliardo

La psicosi ingiustificata sui consumi di carne di maiali e derivati che si è diffusa in Italia e all'estero mette a rischio anche le esportazioni

La psicosi ingiustificata sui consumi di carne di maiali e derivati che si è diffusa in Italia e all'estero mette a rischio anche le esportazioni che valgono un miliardo di euro e che sono cresciute in valore del 7,6 per cento nel 2008. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che sono importanti le assicurazioni del Comitato europeo per la salute degli animali, che riunisce i capi veterinari dell'Ue, che ha confermato che «e' sicuro il consumo di carne suina e dei prodotti derivati in base all'evidenza scientifica.»

A fare definitivamente chiarezza su una paura ingiustificata erano già stati peraltro - continua la Coldiretti - gli esperti dell'Organizzazione mondiale della Sanita' (OMS) secondo i quali oltre alla carne di maiale anche il «prosciutto è del tutto sicuro e si puo' tranquillamente mangiare» poiché il virus della nuova influenza «non ha una vita lunga» e considerando il lungo periodo di maturazione che prodotti come il prosciutto o altri insaccati richiedono non è ipotizzabile una trasmissione del virus.

L'esperienza delle crisi del passato - precisa la Coldiretti - ha dimostrato comunque che la trasparenza dell'informazione e la rintracciabilità in etichetta è il miglior modo per evitare la psicosi nei consumi che mette a rischio le oltre 5mila stalle italiane che allevano quasi 13 milioni di suini (dei quali il 70 per cento destinati alle produzioni italiane a denominazione di origine) e alimentano una filiera che dà lavoro a oltre novantamila lavoratori (35mila negli allevamenti, 25mila nei macelli e nelle industrie di trasformazione e 30mila nei trasporti ed altri servizi commerciali) e sviluppa al consumo un fatturato di circa 20 miliardi.

L’Italia è leader europea nei prodotti della salumeria con ben 28 riconoscimenti europei tra salami, pancette, soppressate e prosciutti a denominazione di origine che garantisce la provenienza dagli allevamenti nazionali. Vanno quindi adottate - chiede la Coldiretti - le misure già sperimentate con successo nel caso dell’influenza aviaria a partire dall’obbligo di indicare la provenienza sulle etichette della carne di maiale al pari di quanto è stato già fatto per quella di pollo e per quella bovina rispettivamente dopo le emergenze aviaria e mucca pazza.