31 luglio 2025
Aggiornato 10:30

Sanità, Cgil: direttiva Ue su cure lede principio parità accesso

“Rischio gravi danni e aumento disuguaglianze”

Una direttiva che rischia di ledere il principio della parità di accesso alle cure, dividendo i cittadini tra chi potrà anticipare le spese per l’assistenza e dotarsi di un’assicurazione privata e chi tutto ciò non potrà permetterselo. È il giudizio della segretaria confederale della Cgil, Nicoletta Rocchi, e della segretaria nazionale della Fp, Rosa Ravanelli, sulla proposta di direttiva che ieri ha ottenuto il via libera dal Parlamento europeo e che dovrebbe consentire ai pazienti europei di farsi curare in uno dei 27 stati membri.

«Eppure analizzando il testo della direttiva le cose stanno però diversamente», aggiungono le dirigenti sindacali Cgil che così motivano: «Con soli 4 voti di maggioranza il Parlamento europeo ha respinto, infatti, un emendamento che fondava il principio giuridico della direttiva sul diritto alla salute e all’assistenza anziché, come è scritto nel testo alla fine approvato, sul principio del libero mercato. Ciò ha degli effetti concreti. Ad esempio, coloro che dovranno ricorrere alle cure in altri paesi verranno rimborsati solo parzialmente dal paese di provenienza mentre per le spese di soggiorno si dovrà ricorrere ad una assicurazione privata».

In questo modo, continuano Rocchi e Pavanelli, «si lede così proprio il principio della parità di accesso alle cure dividendo i cittadini tra chi potrà anticipare le spese per l’assistenza e dotarsi di un’assicurazione privata e chi tutto ciò non potrà permetterselo. È quanto rischia di accadere quando si vuole piegare il diritto alla salute alla logica del mercato. Una logica, questa, che rischia di produrre gravi danni e aumentare le disuguaglianze».

«La decisione definitiva - precisano - è di competenza del nuovo parlamento che si formerà dopo le elezioni del giugno prossimo. I soli 4 voti di differenza con i quali è stato respinto l’emendamento che afferma la salute quale principio ispiratore della direttiva ci dicono che è ancora possibile lavorare affinché la direttiva possa essere modificata. È quanto cercheremo di fare - concludono Rocchi e Pavanelli - nei prossimi mesi».