24 aprile 2024
Aggiornato 10:30

Agricoltura Puglia: LIPU chiede modifica del piano sviluppo rurale (psr)

“Mancano misure adeguate per la tutela dell’ambiente e della biodiversità”

BARI - Il Piano di Sviluppo Rurale (PSR) della Puglia è carente sotto il profilo della conservazione degli habitat e della biodiversità e si colloca, sotto questo profilo, agli ultimi posti a livello nazionale. Lo afferma la LIPU-BirdLife Italia, che in una lettera inviata nei giorni scorsi a Enzo Russo, assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, chiede un incontro urgente per illustrare le proposte di modifica al PSR regionale e segnala le poche risorse per la conservazione di habitat, flora e fauna selvatiche, l’assenza di misure specifiche per importanti habitat come le steppe, la presenza di misure con potenziali effetti negativi sulla biodiversità.

Con la revisione di medio termine (cosiddetta «Health Check») della Politica Agricola Comune (PAC) – spiega la LIPU - l’Unione Europea ha stanziato di recente più fondi per lo Sviluppo Rurale al fine di affrontare le nuove sfide ambientali, tra cui la mitigazione dei cambiamenti climatici, la protezione delle acque e la conservazione della biodiversità. Temi sui quali la regione Puglia è particolarmente esposta, in particolare al rischio di desertificazione che incombe sul 90% del proprio territorio, aggravato da un uso insostenibile dell’acqua. Nella regione risultano inoltre frammentati e degradati habitat naturali e seminaturali di grande importanza, con costante declino della biodiversità.

«L’opinione pubblica – dichiara Patrizia Rossi, Responsabile Agricoltura LIPU – si aspetta provvedimenti a favore di un’agricoltura sostenibile, che offra prodotti sani e ricavati da pratiche agricole che tutelano l’habitat e aiutano la sopravvivenza delle specie degli ambienti rurali. Questo Piano invece – conclude – va nella direzione opposta. Chiediamo dunque un cambio netto di rotta».

Nella lettera inviata dalla LIPU all’assessore Russo, in particolare, si evidenzia come il PSR pugliese ignori, per esempio, la grande rilevanza naturalistica delle steppe, formazioni erbose seminaturali che vengono utilizzate come pascolo permanente. Ambienti però dissodati, spietrati e messi a coltura: dagli 80mila ettari degli anni Cinquanta, si è passati ai 29mila ettari del 2000. «I pascoli permanenti o steppe – fa notare Rossi – portano non solo benefici alla biodiversità, ma svolgono funzioni ecologiche di grande rilievo come la fissazione dell’anidride carbonica, la protezione del suolo contro l’erosione e la desertificazione, la regolazione delle acque e degli equilibri idrogeologici».

Secondo la LIPU, inoltre, il PSR non prevede aiuti per la zootecnia biologica o per le colture da foraggio in agricoltura biologica, una pratica – sottolinea la LIPU – indispensabile per una gestione corretta e il ripristino delle steppe, e inoltre per favorire la diffusione della rotazione delle colture, la cui semplificazione è invece all’origine dell’impoverimento dei suoli e della riduzione della biodiversità negli ecosistemi agricoli.

Un’altra critica della LIPU al PSR si rivolge alla misura per la diversificazione del paesaggio agricolo (la n.216 «Sostegno agli investimenti non produttivi»), che prevede la messa a dimora di siepi, boschetti e altri elementi tipici del paesaggio, misura che non risulta accompagnata da una specifica azione agroambientale per la copertura dei costi di manutenzione o la compensazione del mancato reddito per gli agricoltori. Se non si porrà rimedio a questa carenza, la LIPU teme il fallimento della misura.