Sardegna, crisi industriale: Necessaria strategia di politica industriale
Rilanciare le attività produttive
CAGLIARI - Una risposta «alta», nel senso del livello di interlocuzione, di competenza e di strumentazione, è quella che serve per affrontare le crisi industriale e produttiva della Sardegna. Questo si chiede a Governo e Giunta regionale attivando subito un tavolo di confronto a Roma, a Palazzo Chigi, con il sindacato.
Una strategia di politica industriale regionale deve essere, infatti, riferimento necessario per un Accordo di programma quadro che rilanci le attività produttive della Sardegna.
Le vertenze aziendali e i punti di crisi debbono essere affrontati dentro una strategia non emergenziale, che proponga alla nostra isola una nuova politica per l'impresa e il lavoro.
L'imponente manifestazione, il 13 marzo scorso, dei lavoratori e cittadini del Sulcis, è solo la punta di un iceberg di un dramma più complessivo, che merita risposte che, a distanza di una settimana, non sono ancora arrivate. Un ritardo che, in questa grave situazione di crisi econo-mica, aggrava i problemi e accentua il disagio anche esistenziale degli individui e delle famiglie.
Lo scenario del sistema produttivo è ormai drammatico nel polo sulcitano dove altri 1000 lavoratori sono entrati nel tunnel della Cassa integrazione per un periodo non facilmente definibile, mentre Eurallumina ferma gli impianti per almeno un anno e 700 lavoratori (400 diretti e 300 dell'indotto) restano a casa. A costoro si aggiungono i 260 di Portovesme SRL, anch'essi col-locati in CIG a seguito della crisi del mercato dell'auto che travolge il comparto piombo-zinco, e i 250 lavoratori di Otefalsai, azienda ferma dallo scorso mese di agosto, anch'essi senza prospettiva.
Questi dati del periodo recente si aggiungono alle realtà in crisi da più lungo periodo, come il tessile (Legler e Queen) nella Sardegna centrale con oltre 1000 lavoratori fuori dagli impianti da oltre un anno.
All'orizzonte poi si profilano le difficoltà, non ancora del tutto eliminate, del Petrolchimico di Portotorres, con circa 3500 lavoratori interessati, in attesa di certezze sul mantenimento degli impianti in marcia e la conservazione dei posti di lavoro.
Da tempo si attendono risposte per 2800 lavoratori in Cig e mobilità che, dopo anni di non la-voro, attendono un giusto e dignitoso reinserimento lavorativo.
Non è tempo di ordinaria amministrazione. L'emergenza produttiva e industriale richiede ri-sposte adeguate e tempestive.
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