19 aprile 2024
Aggiornato 09:00
CIA: «E’ emergenza totale»

Un miliardo di euro per salvare dal crack 250 mila imprese agricole

Subito “soldi veri” per sanare “danni veri”, ridurre i pesanti costi e dare reali garanzie e certezze agli agricoltori

Un miliardo di euro per salvare dal crack 250 mila imprese agricole. Anche all’agricoltura, come gli altri settori produttivi, servono «soldi veri», interventi concreti, misure incisive, proprio perché i produttori agricoli in questi ultimi anni hanno subito «danni veri», hanno visto diminuire i redditi, hanno perso competitività, hanno ridotto gli investimenti, hanno dovuto affrontare costi di produzione, contributivi e burocratici sempre più crescenti. Il vibrante appello è partito oggi dal cuore di Roma dove la Cia-Confederazione italiana agricoltori ha tenuto, in piazza Montecitorio davanti alla Camera dei deputati, un grande sit-in con la partecipazione di centinaia di agricoltori che hanno reclamato a gran voce più attenzione e soprattutto fatti tangibili.

«La crisi dell’agricoltura non è qualcosa di virtuale. E’, purtroppo, una realtà concreta. Basta vedere i dati dello scorso anno che -afferma il presidente della Cia Giuseppe Politi- registrano la chiusura di oltre 20 imprese agricole. E questa cifra rischia di raddoppiare quest’anno, se non si interviene con finanziamenti certi. Per questo chiediamo soldi veri. Come è stato giusto rispondere alle sollecitazioni degli altri settori produttivi, ora il governo deve fare lo stesso con il mondo agricolo. Ci rivolgiamo, quindi, direttamente al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, a cui abbiamo chiesto un incontro, affinché intervenga e garantisca alle nostre aziende gli strumenti necessari per superare un’emergenza che non ha eguali negli ultimi trent’anni».

«Il nostro appello al premier non è la solita lamentela. Oggi siamo davanti ad una crisi profonda e le poche misure finora adottate -rileva il presidente della Cia- sono state un semplice palliativo. Il governo deve essere pienamente consapevole della gravità della situazione e assicurare un valido sostegno alle imprese agricole, molte delle quali stanno vivendo un vero e proprio dramma».

Le difficoltà per gli imprenditori agricoli si sono fatte negli ultimi tempi sempre più stringenti. Accanto ai pesanti costi produttivi, ai gravosi oneri contributivi e burocratici, si sono sommati -sottolinea la Cia- altri problemi. Prima di tutto quello del mancato rifinanziamento del Fondo nazionale di solidarietà per le calamità naturali. E questo è un aspetto che rischia di divenire drammatico. Gli agricoltori che in questi mesi hanno subito danni dal maltempo (in molti casi anche notevoli) rischiano, infatti, di non avere alcun risarcimento. E le conseguenze saranno devastanti per i bilanci che già, nel 2008, hanno chiuso «in rosso».

I piani di lavoro delle imprese agricole, senza la certezza della copertura del Fondo di solidarietà, saranno nei prossimi mesi -avverte la Cia- messi in crisi e ciò provocherà un aumento della chiusura di molte imprese e l'incremento di ulteriori livelli di disoccupazione.
Ma sul tappeto -rimarca la Cia- c’è anche la partita del decreto sulle quote latte che è, tuttora, aperta. Le modifiche introdotte dal Senato sono importanti, ma ancora insufficienti per rispondere in maniera valida alle esigenze degli allevatori, soprattutto quelli che in questi anni hanno rispettato le regole e hanno fatto grandi sacrifici per investire. La Camera, quindi, deve apportare gli indispensabili correttivi.

«Non chiediamo puri sussidi, che non servono all’agricoltura. Chiediamo -aggiunge il presidente della Cia- sostegni per poter superare l’attuale emergenza che, altrimenti, rischia di travolgere l’intero settore. Per questo motivo -come abbiamo già scritto al presidente Berlusconi- vogliamo avere la certezza e la prontezza dei finanziamenti. Insomma, soldi veri che ridiano ossigeno alle imprese. Non si può perdere altro tempo. Il governo deve intervenire al più presto».

«Bisogna assolutamente ridurre i costi produttivi delle imprese. Chiediamo, quindi, che -dice Politi- si varino misure straordinarie e di carattere fiscale per tagliare degli oneri che sono divenuti insostenibili. In modo analogo, occorre muoversi sul fronte contributivo-previdenziale. La proroga al 31 dicembre 2009 delle agevolazioni previdenziali nei territori montani e nelle zone svantaggiate, che erano in scadenza il prossimo 31 marzo, può dare respiro alle aziende agricole che operano in territori particolarmente difficili, ma da sola non risolve il problema. Quello che chiediamo è una misura di carattere strutturale che ponga fine ai continui rinvii e consenta agli agricoltori di guardare al futuro con maggiori certezze».

Non solo. Secondo la Cia, è necessario anche adottare agevolazioni per permettere la rottamazione delle macchine agricole, come, del resto, è già stato fatto per il settore dell’auto e degli elettrodomestici.
«Non secondario -sostiene il presidente della Cia- il problema dell’indebitamento bancario dell’agricoltura. Occorre evitare conflitti di carattere istituzionale e, invece, lavorare per un grande patto di collaborazione tra banche e imprese. Il tutto partendo da un fondamentale ed imprescindibile presupposto: il credito è essenziale per la sopravvivenza delle aziende e per questo motivo rappresenta per la nostra organizzazione una priorità assoluta».

«Gli agricoltori -conclude Politi- vogliono continuare a lavorare e ad investire. Siamo consapevoli delle difficoltà del debito pubblico e del contesto internazionale, ma crediamo che il governo ha il dovere di dare risposte ponte a migliaia di imprese che rappresentano un patrimonio inestimabile sia sotto il profilo economico che sociale e culturale. Imprese che ogni giorno forniscono quella materia prima di qualità che ha reso vincente in tutto il mondo il ‘made in Italy’ agroalimentare. Perdere questa risorsa sarebbe un suicido. Per tale ragione dal presidente del Consiglio attendiamo un pronto e chiaro segnale».