Prima giornata per la Borsa di Damasco
Pochi scambi ma grande entusiasmo tra operatori
DAMSCO - Sotto lo sguardo incuriosito dei passanti, stamani nel moderno quartiere di Barze, alla periferia di Damasco, quattro broker in abito scuro e occhiali da sole hanno fatto ingresso a passo veloce nella «Damascus Securities Exchange» (Dse), dando formalmente inizio dopo 46 anni alle attività della Borsa inaugurata due giorni fa nella capitale siriana. Gli scambi sono stati limitati ma gli operatori presenti si sono mossi con professionalità e impegno per rendere solenne un giorno che, di fatto, segna il rientro della Siria nella finanzia globale.
«Il listino all'inizio ha visto quotate soltanto sei società, quattro banche, una compagnia di trasporti e un azienda di servizi ma nei prossimi giorni saliranno a 13 mentre nei prossimi mesi si aggiungeranno tante altre imprese e società», spiega uno dei broker, Raed M., che, rispettando un uso molto diffuso tra i siriani quando hanno di fronte un giornalista, preferisce non rivelare il suo cognome. «Ci auguriamo che la Borsa si riveli un trampolino di lancio per le nostre imprese. Abbiamo fatto tanti passi in avanti ma la strada e' ancora lunga specie nella finanza», aggiunge Raed sistemandosi la cravatta. Per scongiurare la speculazione sono state stabilite alcune regole. La Borsa sarà aperta a tutti, anche agli stranieri, ma l'investimento iniziale non potrà essere trasferito all'estero prima di sei mesi.
E' vietato vendere o acquistare un titolo nella stessa seduta e in ogni caso il guadagno non potrà essere superiore al 2%, la percentuale fissata per l'eccesso di rialzo di un titolo. Una foto del presidente Bashar Assad domina una parete dei locali della Dse a voler sottolineare che il processo di riforme economiche avviato negli ultimi anni procede per volontà del leader siriano, senza però intaccare la stabilità di un regime che resta rigido e poco disposto a concedere spazi ad oppositori e dissidenti politici. Sotto la guida di Bashar Assad il Paese sta conoscendo un sostenuto sviluppo economico, favorito dall'apertura agli investimenti esteri e da una più libera circolazione delle merci. Una modernizzazione pianificata in ogni singolo dettaglio al vertice del potere che qualcuno ha paragonato all'economia cinese, dove la svolta verso il libero mercato si accompagna all'autoritarismo del regime. E' un salto enorme per la Siria che nel 1963, con la presa del potere da parte del partito Baath - ancora saldamente al comando - abbandonò il capitalismo per adottare una politica economica socialista.
Nel 2005, dopo ben cinque anni dall'ascesa alla presidenza del «riformista» Assad (alla morte del padre Hafez) che inizialmente aveva lasciato sperare anche in una maggiore libertà politica, i gruppi dirigenti del Baath e dello Stato decisero di avviare un programma di privatizzazioni, aprendo il Paese ai capitali stranieri. Nel frattempo i piani economici quinquennali sono stati ridimensionati e il prossimo (2011-2015) si concentrerà in particolare sulla povertà, le politiche per l'occupazione e la flessibilità del mercato del lavoro. Allo stesso tempo verranno ridotti i sussidi governativi e nel 2010 verrà introdotta l'Iva. Fin dove arriveranno le riforme non e' possibile stabilirlo. La nuova politica economica simboleggiata dalla riapertura della Borsa peraltro si svolge in questi ultimi mesi parallelamente alla fine progressiva dell'isolamento politico e diplomatico di Damasco.
Gli Stati Uniti del presidente Obama hanno avviato un dialogo con la Siria - Washington presto potrebbe far ritornare presto il suo ambasciatore a Damasco e, successivamente, revocare le sanzioni decise nel 2004 contro Damasco - in aperto contrasto la linea dello scontro portata avanti da George Bush. Da parte sua Assad lancia segnali rassicuranti all'Occidente e al mondo arabo moderato. Ieri il leader siriano ha preso parte ad un vertice a quattro a Riad con i leader di Egitto, Kuwait e Arabia saudita volto a migliorare le relazioni tra i quattro Paesi in vista del vertice della Lega araba, prevista a fine mese. Alla Dse di Damasco però non si pensa alla politica. Il pensiero degli operatori e' concentrato sulla finanza e le quotazioni. «La Borsa si rivelerà decisiva per assorbire il risparmio e i capitali esteri, sarà essenziale per il progresso del nostro Paese», prevede Raed seguendo sul tabellone le variazioni nelle quotazioni. Le attività della Dse, ora limitate al lunedì e al giovedì, si intensificheranno a partire dal prossimo autunno quando la Borsa dovrebbe trasferirsi nella sua sede permanente.
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