26 aprile 2024
Aggiornato 00:00

Tremonti bond. Cosa c'è che non va

ROMA - Banche in fila per usufruire dei cosiddetti Tremonti bond, i nuovi strumenti finanziari ibridi (tra obbligazioni e azioni) che potranno essere emessi dalle banche a corto di liquidità, e che verranno «garantiti» dallo Stato, cioè dai contribuenti. Alcuni interrogativi sorgono immediati. Con la sottoscrizione lo Stato ne assume i rischi, simili a quelli degli azionisti, ma non ha strumenti di intervento nel senso che non ha poteri gestionali.

Questa limitazione e' «compensata» da un codice etico e un protocollo di intenti sottoscritto da ministero dell'Economia e dall'Abi che impegna a favorire il credito alle Pmi, alle famiglie e a coloro che sono in difficoltà con i mutui per la prima casa; sono previsti anche limiti agli stipendi dei dirigenti e alla distribuzione dei dividendi ai soci, il tutto sotto il controllo della Banca d'Italia. Insomma, a fronte di un impegno finanziario dello Stato c'e' una dichiarazione di buone intenzioni (codice etico e intenti) delle banche, che non costituiscono, però, vincoli contrattuali e che impediscono di ricorrere alla magistratura in caso di inadempienza.

La domanda che sorge spontanea e' semplice: se le banche non rispettano il codice etico, cioè se non favoriscono le Pmi, le famiglie in difficoltà, ecc., cosa succede? Quali provvedimenti può assumere lo Stato, cioè il ministero dell'Economia, affinché le banche rispettino gli impegni «morali» assunti? E' una domanda che rivolgiamo al ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Una interrogazione in tal senso e' stata preannunciata dalla senatrice Donatella Poretti.

Primo Mastrantoni, segretario Aduc