12 ottobre 2025
Aggiornato 15:30

Crisi, Franceschini: Berlusconi finge ottimismo, è disonesto

«Noi il partito del no? Da noi molte proposte, è lui che dice no»

ROMA - «Berlusconi non è ottimista, finge di esserlo. Non è un atteggiamento corretto, giusto e onesto, ed è diverso dagli altri capi di governo che non negano la crisi, ma la affrontano con misure concrete». Il segretario del Pd Dario Franceschini, ospite di Unomattina, critica severamente l'atteggiamento del premier di fronte alla crisi. «Se non hai più un euro con cosa vai a consumare? E oggi anche i redditi fissi sono appena sufficienti a vivere».

Franceschini respinge quindi l'accusa della maggioranza, che dipinge il Pd come 'il partito del no': «Diciamo no alle cose sbagliate e sì a quelle giuste. Continueremo a fare così. C'entra solo il buonsenso, e in questo momento il buonsenso dice di occuparsi prima di tutto di chi da solo non ce la fa: redditi bassi, chi perde il posto di lavoro, anziani con pensione al minimo».

Per questo il segretario democratico rilancia la proposta dell'assegno per chi perde il posto di lavoro: «Costa 5-6 miliardi, la stessa cifra buttata via con l'operazione sbagliata di Air France-Alitalia e con l'abolizione dell'Ici sulla prima casa anche per i redditi alti». Ma il governo «ci ha detto no, con dieci motivazioni diverse», tra cui quella del premier secondo il quale in questo modo ci sarebbe chi continua a lavorare in nero percependo al tempo stesso l'assegno di disoccupazione: «Significa pensare che l'Italia sia fatta di cattive persone».

Il Pd poi, aggiunge Franceschini, avrebbe «continuato nella lotta all'evasione fiscale« per reperire le risorse necessarie a sostenere chi è in difficoltà: «Da quando governa Berlusconi, ci sono 8 miliardi di evasione in più in pochi mesi». Inoltre «avremmo fatto ripartire le imprese con le opere immediatamente cantierabili», ovvero quelle finanziate dai Comuni che invece «sono state bloccate con un'interpretazione restrittiva del patto di stabilità interno»; e «saremmo intervenuti su pensioni e salari bassi, per far ripartire i consumi e quindi l'economia». Infine, «bisognerebbe forzare il sistema bancario a non chiudere le linee di credito alle Pmi».