23 aprile 2024
Aggiornato 11:30

Prezzi, Coldiretti: crollo del 10,9 % alla produzione agricola

In campagna il segno negativo si registra sia per le produzioni vegetali (-16,3) che per quelle derivate dall’allevamento (-3,3 per cento)

Si è verificato un preoccupante calo del’10,9 per cento nei prezzi alla produzione dei prodotti agricoli, a febbraio rispetto allo scorso anno ma i prezzi degli alimentari al consumo sono cresciuti del 3,5 per cento nello stesso arco di tempo. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Ismea ed Istat, dalla quale si evidenzia che in campagna il segno negativo si registra sia per le produzioni vegetali (-16,3) che per quelle derivate dall’allevamento (-3,3 per cento).

Il record della riduzione si è verificato - sottolinea la Coldiretti - per i cereali con un crollo dei prezzi alla produzione del 43 per cento rispetto allo scorso anno che tuttavia non si è trasferito al consumo dove la pasta è aumentata del 16,5 per cento e il pane del 2,3 per cento.

Una forte calo alla produzione - continua la Coldiretti - si è registrato anche per le quotazioni di vini e oli di oliva che su base annua hanno fatto segnare in campagna drammatiche riduzioni, rispettivamente, del 24,3 per cento e del 24,2 per cento. A differenza di quanto si verifica al consumo - precisa la Coldiretti - tutti i prodotti derivati dall’allevamento accusano una flessione dei prezzi alla produzione a partire dal latte e derivati (- 9,8 per cento), ad eccezione del pollame (+2,3 per cento).

L’aumento della forbice dei prezzi tra produzione e consumo - sostiene la Coldiretti - conferma la presenza di forti distorsioni esistenti nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola che danneggiano imprese agricole e consumatori.

Nel 2008 - precisato la Coldiretti - le inefficienze e le speculazioni sono costate alle tasche degli italiani 4 miliardi di euro con l’aumento dei prezzi per i prodotti alimentari che è stato in media del 5,4 per cento superiore al 3,3 per cento dell’inflazione generale con un differenziale del 2,1 per cento che tende ad allargarsi nel 2009 (2,2 per cento a gennaio) nonostante il forte calo dei prezzi delle materie prime agricole.

Le distorsioni - afferma la Coldiretti - emergono anche dal confronto con i partner europei con la crescita dei prezzi alimentari in Italia che è risultata superiore del 40 per cento rispetto alla media dei primi 15 paesi dell’Unione Europea, nonostante i prezzi delle principali materie prime agricole siamo pressoché gli stessi su tutto il territorio comunitario. Secondo i dati comunicati dall’Istat nel corso dell’audizione al Senato nel gennaio 2009, in particolare, il tasso tendenziale di crescita dei prezzi degli alimenti e' risultato infatti pari al 3,7 per cento in Italia, contro il 2,3 per cento della Francia, l'1,9 per cento della Spagna, l'1 per cento della Germania e del 2,6 per cento nell’Unione Europea a 15, nonostante

Gli italiani hanno speso 205 miliardi in alimenti e bevande (141 miliardi in famiglia e 64 fuori) che rappresentano ben il 19 per cento della spesa familiare ed è quindi necessario - afferma la Coldiretti - interrompere un trend che impoverisce cittadini e imprese agricole in un difficile momento di crisi economica. L’obiettivo è quello di ridurre la forbice dei prezzi tra produzione e consumo per recuperare valore per le imprese e per i cittadini.

Qui non c'entra né la crisi mondiale né altro, si tratta semplicemente di una prolungata rapina che - sostiene la Coldiretti - dobbiamo fermare con il nostro progetto per una filiera tutta agricola, tutta italiana e firmata dagli agricoltori. In generale, per ogni euro speso dai consumatori in alimenti ben 60 centesimi vanno alla distribuzione commerciale, 23 all'industria alimentare e solo 17 centesimi agli agricoltori. I prezzi - conclude la Coldiretti - aumentano quindi in media quasi cinque volte dal campo alla tavola e esistono dunque ampi margini da recuperare, con piu' efficienza, concorrenza e trasparenza, per garantire acquisti convenienti alle famiglie e sostenere il reddito degli agricoltori in un momento di difficoltà economica.