9 maggio 2024
Aggiornato 00:30

Crisi, Frattini: Nessun «neo-socialismo» ma servono più regole

La politica si dovrà assumere la responsabilità di alcune scelte

ROMA - Nell'anno del G20 di Londra e del G8 sotto presidenza italiana alla Maddalena, l'introduzione di «principi comuni» che garantiscano trasparenza nei sistemi finanziari «non è neo-socialismo esasperato, ma solo pragmatismo». In altre parole, «non diventeremo tutti comunisti o post-sovietici ma è evidente che (davanti alla crisi economica mondiale, ndr) è la politica che si dovrà assumere la responsabilità di alcune scelte»:

lo ha sostenuto il ministro degli Esteri Franco Frattini in un dibattito per la presentazione dell'ultimo numero di Charta minuta - la rivista della Fondazione di Adolfo Urso Farefuturo - intitolata Quale governance mondiale?.

Presente, oltre al sottosegretario al Commercio Estero, anche Giuliano Amato, nelle vesti di presidente dell'Istituto dell'enciclopedia italiana Treccani. Nel suo intervento sulle nuove forme di governance possibili per affrontare la crisi, il capo della diplomazia ha ricordato come la recessione scaturisca da «una grande crisi di moralità nella gestione dei sistemi finanziari». Questo, secondo lui, ci impone una riflessione su principi comuni, a partire dalla necessità di una trasparenza di tali sistemi.

«E' evidente - ha insistito il ministro - che non si potrà rinunciare a introdurre principi più vincolanti perché la crisi di fiducia nei mercati e tra i risparmiatori è anche conseguenza dell'immoralità dimostrata da interi gruppi di dirigenti e controllori finanziari». «Rappresentatività e inclusività» ha ribadito Frattini, devono essere le linee guida per la comunità internazionale nella ricerca di soluzioni appropriate e condivise per uscire dalla crisi.