16 aprile 2024
Aggiornato 08:30

Crisi, Banca Mondiale: Voragine su finanziamenti per stati poveri

A rischio perfino rimesse dagli emigrati, previsto calo nel 2009

WASHINGTON - La crisi mondiale rischia di scavare una voragine incolmabile nei finanziamenti dei paesi in via di sviluppo - tra 270 e 700 miliardi di dollari secondo la Banca Mondiale - di cui molti sono stati poveri o poverissimi. Risorse già esigue potrebbero ora prosciugarsi del tutto, mentre «si moltiplicano i segnali sul tributo che la crisi sta reclamando dai paesi a medio livello di reddito», avverte l'istituzione di Washington.

Oltre a veder compromessi gli aiuti pubblici erogati dai paesi ricchi - che stanno finanziando giganteschi piani di aiuto a banche e economia - gli stati in via di sviluppo subiscono una stretta anche sui finanziamenti dei privati. E poi ci sono le rimesse dei loro emigranti: in molti casi inviano alle loro famiglie di origine parte della loro busta paga, e spesso si tratta di una risorsa preziosissima per sopravvivere. Nel 2009 anche questo canale di aiuto rischia di subire la sua prima contrazione da anni a questa parte, avverte la World Bank. In un paper diffuso ieri - in vista del prossimo vertice del G20 a Londra - l'istituzione prevede che il 2009 sarà il primo anno di vera a propria recessione mondiale dai tempi del dopoguerra. Un anno di grandi difficoltà per i paesi avanzati rischia di risultare una tragedia negli stati poveri.

«Le condizioni finanziarie dei paesi in via di sviluppo si sono rapidamente deteriorate - si legge - la crisi avrà implicazioni di lungo termine». Tra i paesi in via di sviluppo solo uno su quattro, secondo la Banca mondiale, dispone di risorse per arginare l'aumento della povertà. Dall'ultimo aggravamento della crisi sono crollati i prezzi delle materie prime, che garantiscono un'ampia quota delle entrate per diversi di questi stati. Inoltre «con l'inasprimento delle condizioni del credito, gli investimenti esteri diretti sono previsti in calo per tutte le regioni».

Quanto alle rimesse degli immigrati, il 2008 è stato nuovamente un anno di crescita, ma solo nella prima metà, avverte la World Bank. A mettere in rilievo l'importanza di questa voce è il suo ammontare totale: 305 miliardi di dollari nel 2008, il 9 per cento in più rispetto al 2007, ma con «una brusca decelerazione nella seconda metà dell'anno». E «le previsioni suggeriscono che nel 2009 le rimesse degli immigrati caleranno», dopo che a fine 2008 le frenate più brusche hanno riguardato i fondi inviati verso l'Africa sub sahariana, l'Europa centrale e l'Asia centrale, mentre «particolarmente vulnerabile» sarà anche l'Asia meridionale.

«In passato, le rimesse dei migranti sono state stabili o perfino anticicliche rispetto alle fasi di crisi. Questa volta, tuttavia la crisi ha colpito le rimesse alla fonte, così come i paesi riceventi». La situazione è critica per stati in cui questa voce rappresenta una ampia quota dell'economia nazionale. Innanzitutto il Tajikistan, dove rappresentano il 45 per cento del Pil, seguita da Moldova (38%), Tonga (35%), Lesotho (29%), e poi Honduras, Libano e Guyana. Il calo delle rimesse si combina a una diminuzione delle opportunità di emigrazione e un calo dei salari locali. «La caduta delle retribuzioni reali mina la capacità delle famiglie di provvedere adeguatamente al fabbisogno di cibo e altre necessità», dice la World Bank.