«Allarmanti i dati Confcommercio su pmi siciliane»
Lo afferma Sergio D’Antoni, esponente Pd e vicepresidente della commissione Finanze della Camera
«Allarmante ma purtroppo prevedibile il bilancio di Confcommercio sullo stato di salute delle piccole e medie imprese siciliane. L’anno scorso, per la prima volta dal dopoguerra, le cessazioni di attività hanno superato le aperture, lasciando 65mila lavoratori a rischio di licenziamento. Fotografia che mette in risalto l’inadeguatezza delle misure messe in campo dall’esecutivo per rilanciare i consumi, prima fra tutte la carta acquisti. Al di là degli spot elettorali, il governo Berlusconi, non è ancora intervenuto in alcun modo a sostegno del reddito dei ceti deboli. Un immobilismo che crea gli effetti più devastanti al Sud, dove famiglie e imprenditori sono più esposti agli effetti della crisi».
Lo afferma Sergio D’Antoni, esponente Pd e vicepresidente della commissione Finanze della Camera.
«Il governo ha finora sistematicamente penalizzato e indebolito quei lavoratori, quei risparmiatori e quei piccoli imprenditori che dovrebbe maggiormente aiutare, facendo pagare loro i costi dei provvedimenti più disparati. Un’impostazione scellerata, che rischia di innescare un effetto domino nello scenario già instabile delle piccole e medie imprese meridionali, già vittime dell’abolizione del credito d’imposta. Il governo cambi immediatamente rotta per scongiurare drammatici risvolti nell’occupazione del Sud e nell’economia di tutto il Paese».
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