1 maggio 2024
Aggiornato 03:00
Vanno riviste immediatamente le nuove norme sui controlli sanitari

Sulle imprese agricole s’abbatte una “raffica” di pesanti tariffe

Il presidente della Cia Giuseppe Politi scrive al ministro Maurizio Sacconi. Il decreto legislativo 194/2008 rischia di mettere in grave difficoltà tantissimi agricoltori

«In una fase in cui le imprese agricole fanno i conti con crescenti ed onerosi costi di produzione e contributivi, il decreto legislativo 194/2008 in materia di controlli sanitari pone ulteriori problemi che rischiano di mettere in seria difficoltà economica migliaia di produttori. Per questo motivo è assolutamente necessario un confronto urgente per una revisione complessiva del provvedimento. E, nel frattempo, è indispensabile una proroga al pagamento delle tariffe che molte Regioni hanno già richiesto, interpretando in alcuni casi in modo improprio il decreto».

E’ quanto sottolinea il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi in una lettera inviata al ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali Maurizio Sacconi.

«Siamo in presenza -scrive Politi- di un aggravio tariffario che mette sullo stesso piano sia la piccola azienda agricola che la grande industria di trasformazione. Un provvedimento, dunque, inadeguato e la sua ridiscussione diventa quanto mai impellente, proprio per evitare agli agricoltori nuovi gravami che possono pesare in modo opprimente sulla gestione aziendale e compromettere la stessa competitività».

L'Italia è l'unico stato ad aver recepito il regolamento comunitario - «Il provvedimento -aggiunge il presidente della Cia- se da un lato introduce tariffe uniformi per tutto il territorio nazionale, al fine di evitare eventuali problemi di disparità di trattamento a livello territoriale, dall’altro lascia notevoli perplessità»: Tra queste, Politi, evidenzia la mancata consultazione con tutte le parti soggette ai controlli prima della stesura definitiva del decreto. Ad essa si aggiungono l’estensione ad ulteriori categorie della filiera alimentare e l’aumento dell’entità di quelli preesistenti e il poco chiaro collegamento tra entità della tariffa e il rischio sanitario specifico per tipologie di aziende. Non solo. L’Italia è l’unico stato Ue ad aver recepito le disposizioni del regolamento comunitario.

Con questo la Cia -rileva Politi- «non vuole certamente esprimere un giudizio negativo sui controlli sanitari sugli alimenti, che rappresentano una priorità assoluta. Da qui, però, ad arrivare ad oneri che rischiano di mettere in ginocchio settori come quello dell’allevamento di bestiame e quelli della produzione di miele, di sughi, di marmellate, ma anche le cantine e le aziende che vendono latte crudo, significa adottare misure penalizzanti e non orientate allo sviluppo».

Investimenti nella sicurezza alimentare - D’altra parte, i produttori agricoli in questi ultimi anni hanno investito molto nell’ottica della sicurezza alimentare e della qualità dei prodotti. Ora rendere i giusti controlli onerosi può determinare pesanti difficoltà che, in questo particolare momento per l’agricoltura italiana, andrebbero evitate.
Ecco perché la Cia, fin dai prossimi giorni, solleciterà un confronto con gli organi competenti in materia al fine di scongiurare questi nuovi balzelli per un settore che vive nell’emergenza. E la lettera del presidente Politi al ministro Sacconi è il primo passo in questa direzione.