ABI: immigrati, 8 su 10 inviano denaro a casa
Da ogni migrante adulto al Paese d’origine 1.900 euro l’anno, circa 160 euro al mese. Utilizzo finale: spese per il consumo, sanitarie, educazione, abitazione e progetto imprenditoriale
È un flusso di ricchezza che parte ogni mese verso i Paesi d’origine. Un flusso di tutto rispetto, visto che nel triennio 2004-2006 sono stati inviati dall’Italia 10,9 miliardi di euro, secondo i dati dell’Ufficio Italiano dei Cambi (UIC). Il 78% dei migranti invia denaro dall’Italia. La maggioranza almeno una volta al mese spedisce tra i 101 e i 200 euro. Sono alcuni dei dati dalla ricerca ABI–Cespi «Banche e nuovi italiani: i comportamenti finanziari degli immigrati».
Inviano denaro sia uomini che donne. Emerge una maggiore frequenza delle spedizioni di minore entità da parte della componente femminile. In altri termini, le donne inviano più spesso somme più piccole. Visto che la propensione ad inviare rimesse è simile, questa differenza viene spiegata con diversità nel tipo di lavoro e nel livello di reddito fra uomini e donne.
I migranti inviano rimesse soprattutto per sostenere nel Paese di origine spese per il consumo (circa 26%), spese sanitarie (17%), educazione (circa 15%), abitazione (14%), un progetto imprenditoriale (8%). Come nell’uso dei servizi bancari anche per le rimesse è possibile costruire una mappa degli obiettivi finali per le diverse nazionalità. Così la comunità cinese privilegia le spese per il consumo (quasi 47%) e un progetto imprenditoriale (13%). I filippini e ghanesi destinano una percentuale significativa (più del 18%) delle risorse trasferite per sostenere l’educazione. Per gli egiziani e i senegalesi le spese sanitarie impegnano intorno al 20%. Per la comunità ghanese e rumena l’abitazione ha un peso importante (intorno al 16%).
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