19 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Commercio estero

Made in Italy a tavola conquista Cina (+20% export)

Mentre crollano le importazioni per effetto degli scandali alimentari

Il Made in Italy a tavola conquista la Cina con un aumento del valore delle esportazioni agroalimentari del 20 per cento anche per effetto del nuovo corso di apertura all’estero inaugurato dal paese asiatico con le Olimpiadi. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero nei primi dieci mesi del 2008.

Apertura del gigante asiatico - Un anno che ha visto la storica apertura del gigante asiatico alle esportazioni di prosciutto Made in Italy mentre il 2009 si è aperto con il via libera alle esportazioni di kiwi italiano in Cina dove il consumo di frutta è passato dai 40 ai 70 chili in media per persona negli ultimi dieci anni e tende, con lo sviluppo, ad avvicinarsi rapidamente ai livelli europei. L'apertura del grande Paese asiatico - precisa la Coldiretti - rappresenta una enorme opportunità per il kiwi, di cui l'Italia è il principale esportatore mondiale, ma apre la strada anche alle altre produzioni ortofrutticole bloccate dal presunto pericolo della diffusione di insetti dannosi per le piante come la mosca mediterranea della frutta.

Tra i prodotti maggiormente esportati in Cina - sottolinea la Coldiretti - ci sono carni e derivati, cioccolato e caramelle, vino, olio e pasta secondo una tendenza che riflette l’accresciuto potere di acquisto di ampi segmenti della popolazione locale.

Crollano le importazioni - Per la prima volta nel corso del 2008 si è verificata peraltro una inversione di tendenza con il crollo del valore delle importazioni di prodotti agroalimentari dalla Cina in Italia che hanno fatto segnare un calo dell'11 per cento per effetto dello scandalo del latte contaminato dalla melamina ed esportato in tutto il mondo. Le importazioni in Italia di prodotti agroalimentari dalla Cina riguardano principalmente ortaggi e legumi (secchi, conservati o loro preparazioni) tra le quali spicca il concentrato di pomodoro. Sulla base dei dati Istat dal gigante asiatico - continua la Coldiretti - arrivano anche pesci, crostacei e molluschi, semi, sementi e piante medicinali, frutta, gomme, resine ed estratti vegetali e aglio. Di fronte all'estendersi dell'allarme sui rischi dei prodotti cinesi occorre - sostiene la Coldiretti - estendere l'obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti per favorire i controlli, permettere l'immediato ritiro dal mercato dei prodotti eventualmente pericolosi e garantire così la sicurezza dei cittadini.

La tendenza al riequilibrio in atto nei rapporti tra i due Paesi - conclude la Coldiretti - contribuisce a ridurre il deficit commerciale che nell’agroalimentare resta tuttavia rilevante con il valore delle esportazioni cinesi in Italia che supera di ben cinque volte quelle italiane in Cina.