Crisi economica, lavoro, disagio territoriale
Realizzato dal dipartimento politiche territoriali e del lavoro diretto dal Segretario Confederale UIL Guglielmo Loy
Nel 2008 il numero di ore di cassa integrazione complessiva (ordinaria e straordinaria), ammonta ad oltre 223 milioni con un aumento del 24,6% rispetto all’anno precedente.
In particolare per quanto riguarda la cassa integrazione ordinaria sono state autorizzate oltre 113 milioni di ore con un incremento del 60,4% rispetto al 2007, mentre per la cassa integrazione straordinaria le ore autorizzate ammontano a 110 milioni, con un aumento dell’1,24% rispetto all’anno precedente.
Ora, considerato che la Cig e la Cigs rappresentano un costo sociale per il mondo del lavoro nel suo insieme, possiamo immaginare di spalmare queste ore su tutto il lavoro dipendente. Dunque è come se, nel 2008, ogni lavoratore, compresi coloro che non usufruiscono di tale ammortizzatore (lavoratori del pubblico impiego e precari), fosse stato in cassa integrazione mediamente per 13 ore annue.
Stilando una classifica delle prime 10 Province con il più alto numero di ore di cassa integrazione rapportata al numero totale dei lavoratori dipendenti presenti in ogni singolo territorio, emerge che Frosinone è in testa con 52,3 ore pro capite medie annue, seguono Biella (51,96), Matera (51,66), Varese (48,04), Potenza (43,03), Caserta (39,57), Nuoro (39,31), Rovigo (30,23), Vercelli (20,03), e L’Aquila (28,36).
Ma il disagio che stiamo descrivendo, spiega Guglielmo Loy, Segretario Confederale UIL, si deve misurare tenendo conto di altri fattori, a partire dal dato della disoccupazione che misura lo stato di salute o crisi di ogni singolo territorio.
In questa seconda drammatica classifica, è in testa Agrigento con un tasso di disoccupazione del 16,7%, seguita da Enna (16,3%), Caltanissetta (15,7%), Palermo (15,5%), Vibo Valentia (14,8%), Lecce (14,5%), Brindisi (13,7%), Catanzaro (12,6%), Napoli (12,4%) e Catania (11,6%).
Per misurare quello che la Uil definisce «disagio occupazionale e sociale di ogni singolo territorio» abbiamo messo in combinazione i due indici sopra menzionati (ore pro capite di cassa integrazione e tasso di disoccupazione).
Dalla combinazione della posizione nelle 2 precedenti classifiche di ogni singola provincia, la UIL ha stilato una sorta di «classifica specifica» delle 103 Province.
Ne esce fuori uno spaccato, commenta Guglielmo Loy, che vede la provincia di Nuoro prima nella «nostra» classifica per il maggior disagio; infatti, ad ogni lavoratore di questa provincia possono essere imputate, mediamente e secondo il criterio già illustrato, 39 ore annue di cassa integrazione, mentre il tasso di disoccupazione è del 10,8%;
in seconda posizione, la provincia di Lecce, con 21 ore medie annue di cassa integrazione per lavoratore dipendente ed un tasso di disoccupazione al 14,5%;
terza Potenza con 43 ore medie annue di cassa integrazione per lavoratore dipendente ed un tasso di disoccupazione al 9,8%;
quarta Matera con 52 ore medie annue di cassa integrazione per lavoratore dipendente ed un tasso di disoccupazione al 9,1%;
quinta Taranto con 22 ore medie annue di cassa integrazione per lavoratore dipendente ed un tasso di disoccupazione al 10,6%;
sesta Frosinone con 52 ore medie annue di cassa integrazione per lavoratore dipendente ed un tasso di disoccupazione al 8,4%;
settima Caserta con 39 ore medie annue di cassa integrazione per lavoratore dipendente ed un tasso di disoccupazione al 8,6%;
ottava Salerno con 17 ore medie annue di cassa integrazione per lavoratore dipendente ed un tasso di disoccupazione al 11,3%;
nona Benevento con 24 ore medie annue di cassa integrazione per lavoratore dipendente ed un tasso di disoccupazione al 9,6%;
decima Viterbo con 23 ore medie annue di cassa integrazione per lavoratore dipendente ed un tasso di disoccupazione al 9,6%.
Ma non possiamo non sottolineare, aggiunge Guglielmo Loy, il dato secco delle ore complessivamente autorizzate nel corso del 2008 di ricorso alla Cassa integrazione in ogni singola provincia. Infatti analizzando questo dato cambia la fotografia: Torino è ampiamente in testa, in questa particolare classifica, con oltre 20 Milioni di ore (+ 21,3% sul 2007); al secondo posto Varese con oltre 14 Milioni di ore (+ 87,6%); Milano con oltre 9 milioni d ore (-13,1%); Napoli con oltre 7 Milioni (+39,9%); Caserta oltre 7 Milioni (+4,7%); Frosinone con quasi 7 Milioni di ore (+ 43%); Brescia, oltre 6 Milioni (+10,7%); Bari oltre 6 Milioni (+18%); Bergamo oltre 5 Milioni (+ 51%); Roma con oltre 4 milioni (- 1%).
L’insieme dei dati di questo studio conferma, in particolare, la drammatica crisi economica e sociale del Mezzogiorno, ma mette anche in evidenza come la crisi stia cominciando a colpire il tessuto industriale del Centro Nord. Per questo, anche in previsione dell’attuazione del Federalismo Fiscale, occorre mettere in campo politiche straordinarie per lo sviluppo del Mezzogiorno ma, condividendo le parole del Presidente Napolitano, è necessario anche che lo stesso Mezzogiorno si aiuti da solo.
La crisi è globale ma il suo impatto è articolato e si lega ad ogni singola realtà che vive diverse situazioni: aree con uno strutturato tessuto industriale, aree con alto tasso di disoccupazione; presenza, o meno, di grandi imprese manifatturiere come la Fiat, rete di piccole imprese consolidate. Ed anche le risposte, inevitabilmente, non possono che essere, oltre che generali, anche «territoriali». Sul primo versante, occorre aumentare gli stanziamenti nazionali, oggi ancora insufficienti, per gli ammortizzatori sociali, con allargamento significativo della platea dei beneficiari. Sul versante territoriale, necessita che Comuni, Province e, soprattutto, Regioni possano e debbano compartecipare ai processi di Governo della crisi riprogrammando la propria azione per adeguarla ad una realtà che questi dati, drammaticamente, confermano come preoccupante. Serve, dunque, un’azione straordinaria di formazione e riqualificazione nelle fasi di inoccupazione, più ammortizzatori sociali, sostegno alle fasce deboli del mondo del lavoro, sviluppo dell’azione solidaristica degli enti bilaterali promossi da imprese e sindacati.
E tutti, come detto, dovranno partecipare con reale spirito cooperativo a questa difficile battaglia.
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