23 agosto 2025
Aggiornato 11:00
Rassegna stampa

Merkel, 40 miliardi di cura anti-panico

Gli economisti tedeschi sembrano cimentarsi, in questi giorni, in una gara a chi diffonde la previsione congiunturale più pessimistica

Gli economisti tedeschi sembrano cimentarsi, in questi giorni, in una gara a chi diffonde la previsione congiunturale più pessimistica. A iniziare è stato l’istituto Rwi, secondo il quale nel 2009 il Pil della Germania scenderà del 2%. Un record subito frantumato dall’Ifo, che stima una frenata del 2,2%.
A battere tutti, però, è stato il capo economista di Deutsche Bank, Norbert Walter, per il quale la locomotiva di Eurolandia potrebbe arretrare il prossimo anno del 4%. Chi la conosce bene racconta che Angela Merkel ha reagito con irritazione all’insolita rincorsa a chi dipinge il quadro a tinte più fosche. Certo, che il 2009 sarà un anno «pieno di sfide» e di «brutte notizie» la cancelliera lo aveva già intuito. Che possa addirittura risolversi in una catastrofe, no. Mai, neanche negli anni Settanta, ai tempi della doppia crisi petrolifera, la Germania ha assistito a un calo del Pil maggiore dell'1%.

Ormai lo stesso ministero dell’Economia non esclude una frenata superiore al 2%. È per questo che Berlino si è decisa a tirar fuori dal cassetto quel secondo piano anti-crisi che Parigi, Londra, e, da ultimo, anche il Fondo monetario internazionale, chiedono con insistenza.
Ora che l’obiettivo principe della legislatura di Grande coalizione, il pareggio di bilancio, è slittato a data da destinarsi, il governo federale pare intenzionato ad allentare i cordoni della borsa.

Le idee non mancano: mentre da ogni parte piovevano critiche all’immobilismo di Frau Merkel, sul tavolo dell’esecutivo si accatastavano 28-29 possibili interventi. «Di certo non abbiamo una carenza di proposte», si è difeso il vice cancelliere e ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier. Anche la volontà politica sembra nel frattempo maturata. Dopo il primo programma anti-crisi da 12 miliardi, «a gennaio faremo un ulteriore passo», ha confermato ieri nel suo video podcast settimanale Frau Merkel, che ha invitato a uno sforzo comune per superare la crisi.

In un'intervista alla Welt am Sonntag persino il ministro delle Finanze, Peer Steinbrück, si è detto consapevole «che non si può lasciare chiusa la porta dell’ufficio cassa. Altrimenti verrà sfondata da altri in preda al panico».
La strada maestra è ormai tracciata: se proprio bisognerà contrarre nuovi debiti (si parla di almeno 30 miliardi nel 2009, ma i soliti pessimisti non escludono la cifra record di 50), tanto meglio concentrarsi su progetti che assicurano un effetto rapido, e, al tempo stesso, duraturo. Ecco perché il secondo pacchetto congiunturale verterà soprattutto su massicci investimenti in scuole, strade e sviluppo della banda larga. «Sono favorevole a investire altri soldi nelle infrastrutture», ha spiegato Steinbrück.

Altro punto cardine sarà il mercato del lavoro: le aziende dell’indice Dax, giganti del calibro di Adidas e Deutsche Bank, potrebbero rinunciare nel 2009 a licenziamenti dettati da motivi economici. Nell’anno delle elezioni nazionali, una crescita sostenuta della disoccupazione sarebbe devastante. Per la stampa tedesca, nel piano-bis dovrebbero confluire anche sgravi fiscali e un taglio dei contributi per l'assicurazione sanitaria.

A conti fatti, secondo lo Spiegel Berlino metterà sul piatto 40 miliardi di euro. Per la Süddeutsche Zeitung, in alcuni colloqui riservati con gli alleati di coalizione Merkel si sarebbe detta pronta ad espandere nel 2009 il deficit pubblico fino al tetto del 3% del Pil. Il piano-bis dovrebbe essere presentato a fine gennaio, parallelamente all'insediamento di Barack Obama a nuovo presidente degli Usa.

Negli stessi giorni il ministero tedesco dell'Economia dovrebbe tagliare le sue stime economiche per il 2009. Il governo vorrà dimostrare di saper reagire in fretta. E, soprattutto, non vorrà dar ragione a Norbert Walter.

fonte Alessandro Alviani - La Stampa