26 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Le Donne tra vita lavorativa e familiare

«L'età pensionabile delle donne» di Vittoria Franco

«Prima di arrivare ad affrontare questo problema, devono essere risolti tutti gli altri problemi che le donne hanno nella vita lavorativa e familiare»

Voglio dare assicurazioni a tutte le donne e a tutti gli uomini che mi hanno scritto dopo aver letto della sfida lanciata al ministro Brunetta sull'equiparazione dell'età pensionabile, che l'Europa ci chiede nel nome della parità fra uomini e donne. Noi abbiamo detto che prima di arrivare ad affrontare questo problema, devono essere risolti tutti gli altri problemi che le donne hanno nella vita lavorativa e familiare. Innanzitutto, l'esclusione dal mercato dal lavoro, lavori più precari, ostacoli nella carriera, sempre maggiori difficoltà ad affrontare la maternità, carico di responsabilità familiari 200 volte più degli uomini, scarsità di servizi. Vogliamo partire dalla soluzione a questi problemi prima di arrivare a parlare di equiparazione.

Abbiamo detto al ministro Brunetta: siete disposti a sostenere le nostre proposte per incrementare e incentivare l'occupazione femminile e costruire un welfare moderno, innovativo, con servizi più consoni ai desideri e alla nuova condizione sociale e culturale delle giovani e dei giovani che ce lo chiedono? Noi - voglio dirlo a chiare lettere - non potremo mai accettare che l'equiparazione prescinda dalle nostre richieste e serva semplicemente a fare cassa per lo Stato, né la possibilità che non vengano riconosciuti diritti acquisiti, volontarietà, gradualità per chi ha già fatto un percorso lavorativo consistente.

Pensiamo però alle nuove generazioni di donne, che svolgono lavori precari, che arrivano più tardi a versare i contributi, che spesso sono costrette a scegliere fra lavoro e maternità per carenza di servizi oppure a rinunciare alla maternità per carenza di risorse. Sono situazioni drammatiche che si presentano alle giovani donne molto più che per quelle delle generazioni più adulte. È anche pensando a loro che dobbiamo lavorare per creare condizioni migliori e di effettiva parità. E possiamo farlo intervenendo su due fronti: 1. Parità nell’accesso al mercato ed eguale trattamento economico (oggi la differenza, a parità di mansioni, può arrivare anche al 25% in meno); 2. Un welfare moderno che consenta alla donna di conciliare maternità (non delegabile a nessun altro), lavoro e carriera, e alla coppia di arrivare a condividere il lavoro di cura per evitare la moltiplicazione del carico familiare sulle spalle delle donne.

È dimostrato che l’investimento sul lavoro femminile innesta un circolo virtuoso che crea nuovi posti di lavoro, fa crescere il Prodotto interno lordo e crea comunità più coese, oltre a dare autonomia e libertà alle singole donne. Noi abbiamo presentato proposte importanti e innovatrici su tutti questi temi col disegno di legge «Misure urgenti a favore della partecipazione delle donne alla vita economica e sociale» depositato al Senato col numero 794. Prevediamo: vantaggi fiscali per le imprese che assumano donne, a partire dalle aree svantaggiate; la riqualificazione e il rifinanziamento del Fondo nazionale per l'imprenditoria femminile; l'estensione e il potenziamento dei congedi parentali e la possibilità di part-time col versamento dei contributi figurativi a carico dello Stato; prevediamo ancora un congedo obbligatorio per i padri, detrazioni fiscali delle spese sostenute dalle famiglia per l'assistenza ai bambini e agli anziani, lo sviluppo del sistema territoriale dei servizi socio-educativi.

Sono misure che disegnano un welfare moderno, basato sulla persona, perché questo è ciò di cui abbiamo bisogno per valorizzare la risorsa femminile, per dare valore alle competenze, alle professionalità, alle abilità delle donne. Se fossimo al Governo, lo faremmo, perché è il vero investimento sul futuro del Paese. La cosa che invece danneggia le donne è l'immobilismo, accettare lo status quo, oppure proseguire - come sta facendo la destra guidata dal motto «Dio Patria e famiglia» - su vecchie strade, come la detassazione degli straordinari, che penalizza le donne, la reintroduzione della possibilità delle dimissioni in bianco, la reintroduzione di forme di precariato, lasciar morire tutti i fondi di sostegno al lavoro femminile, blocco del piano per gli asili nido. Non è facile, ma possiamo provarci, visto che siamo costretti a dare risposte all'Europa, a dare una svolta positiva per tutte le donne.

Personalmente, mi batto perché la forza delle nostre proposte, forti perché giuste e condivise, sia tale da costringere anche questo governo a uscire dalla routine della conservazione e a investire sull'intelligenza femminile in modo saggio e lungimirante.