2 maggio 2024
Aggiornato 15:30
Dall’Irlanda arriva ben il 7 per cento della carne bovina importata in Italia

Dall'Irlanda carne bovina solo con etichetta

E’ quanto afferma la Coldiretti che in riferimento all’allarme per i livelli alti di diossina presenti nella carne irlandese sottolinea che dall’Irlanda sono arrivati 18,1 milioni di chili di carne bovina nei primi otto mesi del 2008

Dall’Irlanda arriva ben il 7 per cento della carne bovina importata in Italia che è tuttavia riconoscibile sugli scaffali dei supermercati grazie all’obbligo di indicare la provenienza in etichetta. E’ quanto afferma la Coldiretti che in riferimento all’allarme per i livelli alti di diossina presenti nella carne irlandese sottolinea che dall’Irlanda sono arrivati 18,1 milioni di chili di carne bovina nei primi otto mesi del 2008.

Dopo l’emergenza mucca pazza dal primo gennaio 2002 - precisa la Coldiretti - l’etichetta della carne bovina in vendita deve obbligatoriamente riportare lo stato di nascita, di allevamento e di macellazione ed è quindi possibile sapere se la fettina acquistata in macelleria è stata ottenuta da un bovino nato, cresciuto e allevato in Italia o se si tratta di un capo nato in Francia, cresciuto e macellato in Italia o ancora se la carne proviene da un animale nato, cresciuto e macellato in Irlanda.

Si tratta - continua la Coldiretti - di una misura di trasparenza che consente ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli che occorre estendere a tutti gli alimenti a partire dalla carne di maiale anche se in Italia le carni suine arrivano peraltro solo per lo 0,3 per cento dall’Irlanda sulla base di elaborazioni su dati Istat relativi ai primi otto mesi del 2008.

Secondo l’indagine Coldiretti-Swg la quasi totalità dei cittadini (98 per cento) considera necessario che debba essere sempre indicato in etichetta il luogo di origine della componente agricola contenuta negli alimenti, per colmare una lacuna ancora presente nella legislazione comunitaria e nazionale. Si tratta di una misura importante per la sicurezza alimentare con il moltiplicarsi di emergenze sanitarie che si diffondono rapidamente in tutto il mondo per effetto degli scambi, come nel caso del latte alla melamina proveniente dalla Cina o l’olio di girasole dall’Ucraina. Il pressing della Coldiretti ha portato all'obbligo di indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca, all'arrivo dal primo gennaio 2004 del codice di identificazione per le uova, all'obbligo di indicare in etichetta, a partire dal primo agosto 2004 il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, dall'obbligo scattato il 7 giugno 2005 di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco, all'etichetta del pollo Made in Italy per effetto dell'influenza aviaria dal 17 ottobre 2005 e all’etichettatura di origine per la passata di pomodoro a partire dal 1 gennaio 2008. Ma molto resta ancora da fare e per oltre il 50 per cento della spesa - conclude la Coldiretti - l'etichetta resta anonima per la carne di maiale, coniglio e agnello, per la pasta, le conserve vegetali, ma anche per il latte a lunga conservazione e per i formaggi non a denominazione di origine).