«Avviare controlli e rafforzate le regole sulla condizionalità»
Calo preoccupate dei prati stabili in Pianura Padana: -5% in soli sei mesi. Futuro a rischio per molte specie in Italia e in Europa
I prati stabili, come le steppe e i prati da sfalcio, sono custodi della biodiversità e strumenti di lotta ai cambiamenti climatici. Ma sono anche tra gli ambienti più minacciati dall’intensificazione agricola e dall’abbandono, in particolare nelle zone montane più svantaggiate.
E’ l’allarme sollevato dalla LIPU-BirdLife Italia in una lettera inviata oggi al ministro delle Politiche agricole Luca Zaia per chiedere l’avvio di un piano di monitoraggio e l’attivazione o rafforzamento di strumenti volti a impedire la riduzione e la scomparsa dei prati stabili, una tipologia di habitat tra i più importanti d’Italia e d’Europa e protetti dalla direttiva comunitaria «Habitat» in quanto preziosi nella tutela della biodiversità e utilissimi, in quanto serbatoi di carbonio, nella lotta al cambiamento climatico.
La lettera, inviata in contemporanea da BirdLife Europa al commissario UE Agricoltura Marianne Fischer Boel e a quello all’Ambiente Stavros Dimas, denuncia al ministro Zaia per l’Italia una riduzione media dei prati stabili in alcune zone campione della Pianura Padana di oltre il 5% in soli sei mesi (dall’estate all’inverno 2007), un trend preoccupante che potrebbe portare l’habitat alla scomparsa in un breve periodo di tempo.
«Chiediamo al ministro delle Politiche agricole – dichiara Giuliano Tallone, Presidente LIPU-BirdLife Italia – di avviare un serio piano di monitoraggio delle superfici a prato stabile, di rafforzare le regole della condizionalità esistenti, strumento imposto dall’Unione europea per garantire un’agricoltura sostenibile, e proporre nuovi strumenti per porre rimedio alla scomparsa di tali ambienti».
I prati stabili in Italia sono di due tipi: i prati polifiti (ossia composti da diverse essenze vegetali spontanee) da sfalcio, presenti al Nord e Centro Italia e che forniscono foraggio, e i pascoli, diffusi in tutte le aree montane. Una categoria particolare di pascoli sono le steppe, tipiche del Sud Italia (con alcune eccezioni in Friuli Venezia Giulia) che si sono formate in seguito a secoli di pascolo estensivo.
L’aratura dei prati – sottolinea la LIPU - è un danno irreversibile per la biodiversità e inoltre libera enormi quantità di anidride carbonica nell’atmosfera, mentre le steppe, soprattutto in Puglia, già sottoposte dalla fine degli anni Ottanta alla nefasta pratica dello «spietramento», sopravvivono in piccole porzioni di territorio e dunque richiedono una tutela particolare.
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