3 ottobre 2025
Aggiornato 07:00
Scenari di sviluppo delle economie locali italiane

Unioncamere: «Nel 2009 la recessione è più pesante al Sud (-0,6%)»

L’economia rallenta di più in Basilicata, Molise e Puglia. Pil in crescita solo in Emilia Romagna

A pagare il prezzo più alto della crisi economica prevista per il 2009 sarà il Mezzogiorno: -0,6% l’andamento del Pil previsto in quest’area contro il –0,3% della media nazionale, con Basilicata (-0,9%), Molise, Puglia e Calabria (-0,8%) fanalini di coda della classifica regionale. Solo l’Emilia Romagna sembra destinata a contenere il peso della crisi, incrementando la propria attività produttiva dello 0,1%. Secondo gli Scenari di sviluppo delle economie locali italiane, elaborati dal Centro Studi di Unioncamere in collaborazione con Prometeia, il rallentamento della crescita delle esportazioni nel 2009 (+0,6%) sarà ancora più accentuato nel Meridione, che è in assoluto l’area del Paese nella quale i consumi delle famiglie conosceranno anche nel 2009 la più sensibile contrazione.

«Il quadro è sicuramente difficile, soprattutto perché mostra che la crisi attuale si abbatterà con maggior violenza sulle regioni economicamente più deboli del Paese», ha commentato il presidente di Unioncamere, Andrea Mondello. «Tuttavia il nostro sistema produttivo è fondamentalmente sano e sta già lavorando per reagire alla congiuntura negativa. Questo mi fa guardare al futuro con l’ottimismo della ragione. Per questo motivo, la situazione richiede un surplus di responsabilità da parte di tutte le componenti istituzionali e associative. Assicurare l’accesso al credito alle imprese è la priorità delle priorità. Senza liquidità disponibile, infatti, il vero motore del Sistema Italia – rappresentato dagli oltre 6 milioni di piccole e medie imprese esistenti - rischia di andare in panne ora e di non riuscire a riagganciare la ripresa non appena si presenteranno le occasioni».

Il prodotto interno lordo – L’aggravamento della crisi finanziaria internazionale ha portato a rivedere le prospettive di crescita dell’economia italiana. Per il 2008 si prevede per l’Italia una contrazione del prodotto interno lordo (-0,2%), sulla quale inciderà l’ingente decelerazione delle esportazioni di beni verso l’estero e, soprattutto, la caduta della domanda interna. Per il 2009 si prevede una flessione dello 0,3%, a causa della flessione dei consumi privati, dell’ulteriore indebolimento delle esportazioni e della spesa per consumi delle Amministrazioni Pubbliche.

In tutte le regioni del Mezzogiorno l’andamento del Pil nel prossimo anno appare preceduto da un segno meno, compreso tra il –0,9% della Basilicata e il –0,3% della Sicilia. Nel Nord-Ovest (-0,3% la media della ripartizione) è la Liguria che preannuncia maggiori difficoltà (-0,4%), mentre Lombardia e Piemonte si allineano al dato medio nazionale (-0,3%). Al Centro (-0,2%) dovrebbero essere invece le Marche (-0,4%) la regione più penalizzata. Solo il Nord-Est (0,0%) fa sperare in una stabilità sostanziale, con l’Emilia Romagna unica regione a registrare una debole crescita (+0,1% il Pil previsto nel 2009).

Esportazioni – Il rallentamento atteso fino al 2009 nei consumi e negli investimenti dei maggiori mercati europei (Uem, Europa centro-orientale) e negli Stati Uniti avrà un impatto sfavorevole sulle vendite di beni italiani all’estero, che dovrebbero attestarsi quest’anno al +1,6% e nel 2009 al +0,6%. Qualche sostegno potrà venire dai mercati asiatici (nell’ipotesi di una certa tenuta della crescita) e dal Medio Oriente, nonché dall’andamento dell’euro.

Le sofferenze maggiori sembrano interessare le imprese meridionali (-0,5% il dato dell’area), soprattutto in Abruzzo (–2,2%) e in Sicilia (–2,1%). Il Nord-Ovest (per il quale Unioncamere prevede una crescita dell’export pari al +1,2%) è la ripartizione che dovrebbe mettere a segno il miglior risultato, trainata dal +1,9% del Piemonte. La sostanziale stabilità del Nord-Est dovrebbe essere la conseguenza degli andamenti positivi del Veneto (+0,5%) e del Trentino Alto Adige (+1,0%), ai quali si contrappone la flessione del Friuli Venezia Giulia (-0,9%).

Spese per consumi delle famiglie – La contrazione della spesa per consumi delle famiglie - previsti in flessione del -0,3% sia per il 2008 che per il 2009 - è conseguenza degli aumenti dei prezzi delle materie prime, del deterioramento del clima di fiducia e delle condizioni di indebitamento. Fatta eccezione per Lombardia (0,0%) ed Umbria (0,1%), la spesa per consumi delle famiglie dovrebbe registrare una ulteriore contrazione nel 2009 (-0,3%), dopo quella di analoghe dimensioni attesa quest’anno. Le riduzioni maggiori dovrebbero interessare il Mezzogiorno nel suo complesso (-0,6%) e soprattutto Molise e Campania (-0,7%), seguite da Puglia, Basilicata e Calabria (-0,6%). Meno accentuato il decremento previsto per il Centro e il Nord (-0,2%), dove però in Liguria è atteso il risultato peggiore (-0,5%).

Investimenti fissi lordi – Per gli investimenti fissi lordi si prospetta per questo e per il prossimo anno uno sviluppo particolarmente ridotto (0,2% e 0,1% rispettivamente): le aspettative sfavorevoli delle imprese sull’evoluzione della domanda (nonché una temuta stretta creditizia) incidono sfavorevolmente sulla spesa per investimenti in macchinari, impianti e mezzi di trasporto, cui si aggiunge un marcato rallentamento degli investimenti in costruzioni.

Nel 2009 la media Italia è dovuta alla sensibile contrazione attesa nelle regioni meridionali (-1,2%), solo parzialmente compensata dalla crescita prevista degli investimenti nel Nord-Est (+0,8%), Nord-Ovest (+0,4%) e Centro (+0,2%). Tra le regioni, le flessioni più consistenti sono previste in Molise (-2,6%), Calabria ed Abruzzo (-1,6%). L’Emilia Romagna dovrebbe registrare invece il maggior incremento degli investimenti (+1,1%), tallonato dal Trentino Alto Adige (+0,9%) e da Friuli Venezia Giulia e Umbria (+0,8%).

Occupazione – Anche la ridottissima crescita delle unità di lavoro (+0,1%) prevista nel 2009 appare dovuta agli andamenti contrastanti del Sud (-0,3%) rispetto alle altre ripartizioni: +0,3% il dato previsto per il Centro ed il Nord-Est, +0,1% quello per il Nord-Ovest. Le maggiori difficoltà occupazionali potrebbero registrarsi in Basilicata (-0,7%), seguita da Sicilia e Sardegna (-0,6%). Sul fronte opposto, occupazione in crescita soprattutto in Valle d’Aosta (+0,8%), Trentino Alto Adige e Umbria (+0,6%).

A seguito di queste previsioni è atteso anche un incremento del tasso di disoccupazione, che a livello nazionale salirebbe quest’anno al 6,8% (dal 6,1% nel 2007) e al 7,2% nel 2009. Nel 2008 ciò significherà soprattutto una maggiore disoccupazione nel Mezzogiorno (dall’11% all’11,8%) e nel Centro (dal 5,3% al 6,1%); ma anche nel Nord-Ovest (dal 3,8% al 4,4%) e nel Nord-Est (dal 3,1% al 3,6%). Una tale dinamica si protrarrà anche nel 2009 ed interesserà maggiormente le regioni nord-occidentali ed il Meridione.

Scenario di previsione al 2011 per l'Italia