5 settembre 2025
Aggiornato 03:00
Materie prime

A New York il greggio in picchiata chiude a 65,30 dollari

Sono diversi i fattori che incidono in queste ore sull'andamento del greggio che risente delle preoccupazioni degli investitori sia nel lungo che nel breve periodo

Dopo il rally di ieri torna in picchiata il prezzo del greggio. Alla fine della giornata di contrattazioni a New York i futures sul petrolio con scadenza a dicembre vengono scambiati a 65,30 dollari, in calo di 5,23 dollari, pari al 7,4% in meno rispetto alla chiusura di ieri. Sono diversi i fattori che incidono in queste ore sull'andamento del greggio che risente delle preoccupazioni degli investitori sia nel lungo che nel breve periodo.

Nell'immediato il calo dei prezzi segue il pessimo andamento dei listini di Wall Street, sull'onda dei timori per le difficoltà dell'economia americana che potrebbero ridurre nei prossimi mesi la domanda energetica. Turbolenze che sono state alla base del crollo di oltre 80 dollari del petrolio nelle ultime settimane. Secondo gli analisti non è inoltre indifferente l'effetto dell'elezione alla Casa Bianca del democratico Barack Obam, che in campagna elettorale si è dimostrato molto cauto sull'apertura di nuovi impianti per l'estrazione di greggio, in particolare per quelli in alto mare. Obama ha promesso inoltre un forte impegno sul fronte delle energie alternative puntando a ridurre la dipendenza americana dai combustibili tradizionali.

Il forte calo odierno è stato inoltre determinato dalla diffusione da parte del dipartimento dell'Energia americano dei dati sulle scorte energetiche negli Stati Uniti. Gli stock di petrolio sono rimasti invariati a quota 311,9 milioni di barili, mentre quelli di distillati sono cresciuti di 1,2 milioni di barili a quota 127,8 milioni di unità. Le scorte di benzina sono salite invece di 1,1 milioni di barili a 196,1 milioni di unità. Indicativo è anche il dato sul calo della domanda nelle ultime quattro settimane, del 6,7% più bassa rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. La decisione dell'Opec di tagliare la produzione di greggio di 1,5 milioni di barili, presa circa due settimane fa, non sembra dunque avere effetti sulla stabilità dei prezzi. All'impennata di ieri invece ha contribuito, oltre al forte calo del dollaro nei confronti dell'euro che ha reso le materie prime più appetibili, la notizia che l'Arabia Saudita avrebbe già ridotto le forniture ad alcuni clienti chiave, ad un ritmo di 900.000 barili in meno al giorno dai picchi dello scorso agosto. Seguendo il calo del greggio anche i prezzi della benzina continuano a scendere negli Stati Uniti. Un gallone di carburante (3,8 litri) vale oggi 2,365 dollari, pari a una perdita del 33% del proprio valore in poco più di un mese. Bat-Emc 052145 nov 08

Fonte: Apcom