Alitalia. Una Caporetto
«Purtroppo la disfatta maggiore l'hanno subita gli utenti che si accolleranno i debiti e pagheranno cari i biglietti delle linee protette»
Altroché la linea del Piave evocata nel corso della riunione svoltasi ieri all'aeroporto di Fiumicino dagli operatori del trasporto aereo. La memoria dovrebbe andare a Caporetto, una disfatta preannunciata da mesi e che solo la miopia dei dirigenti sindacali (tutti) non ha saputo prevedere. Da anni, e non da mesi, stiamo scrivendo che l'Alitalia si era avvitata su se stessa e stava precipitando; si potrebbe evocare, nel settore marittimo, il disastro del Titanic: si suonava e ballava mentre la nave affondava.
Purtroppo la disfatta maggiore l'hanno subita gli utenti che si accolleranno i debiti e pagheranno cari i biglietti delle linee protette (es. Roma-Milano). I 300 milioni di «prestito» fatto dalle casse statali (cioè dai contribuenti) sono un assaggio al quale e' seguito l'aumento della tassa per il «diritto di imbarco» (da 1 a 3 euro, più 200%). Ricordiamo che la tassa di imbarco era prevista da una legge del 1976 per i soli voli internazionali ed e' stata successivamente estesa ai voli nazionali nel 1985. Rimane, comunque, tutta l'anomalia di questa imposizione: e' come se si pagasse una tassa, oltre al biglietto, per prendere l'autobus, il treno o il taxi. Ma lo Stato non riscuote già per le concessioni alle società aeroportuali?
Primo Mastrantoni, segretario Aduc
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