4 maggio 2024
Aggiornato 02:00
Lettera delle Segreterie nazionali di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil

«Il Ministro Sacconi convochi il tavolo nazionale sul lavoro in agricoltura»

Minacciata la mobilitazione dei lavoratori qualora il confronto non dovesse essere attivato in tempi rapidi

Le Segreterie nazionali di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil hanno inoltrato questa mattina una lettera al Ministro del Welfare Maurizio Sacconi, sollecitandolo a convocare il tavolo nazionale sul lavoro in agricoltura come da lui annunciato alcune settimane fa e minacciando la mobilitazione dei lavoratori qualora il confronto non dovesse essere attivato in tempi rapidi.

Le organizzazioni sindacali avevano, infatti, sottoposto nei giorni scorsi all’attenzione del Ministro un documento unitario che conteneva le principali rivendicazioni per una migliore gestione del mercato del lavoro e per la lotta contro il lavoro nero in agricoltura, senza però ricevere dal Ministro alcun tipo di riscontro.

Da parte sindacale viene ribadita, pertanto, l’esigenza di una riforma della contribuzione previdenziale; di una gestione del mercato del lavoro mediante la costituzione in ciascuna provincia di specifiche commissioni tripartite; dell’unificazione del minimale contributivo in uso per il calcolo di contributi e prestazioni con quello previsto per la generalità dei lavoratori; della modifica della norma in materia di elenchi anagrafici; della piena e corretta applicazione della riforma degli ammortizzatori sociali e dell’avvio di un’efficace attività ispettiva e di controllo allo scopo di contrastare il lavoro nero, sommerso e fittizio.

«Con la mancata convocazione del tavolo nazionale e con il suo silenzio» – ha dichiarato il Segretario generale della Flai-Cgil Stefania Crogi – «il governo si sta prendendo una grave responsabilità nei confronti di un milione di lavoratori che su questi specifici temi esigono risposte».

«La mancanza di un confronto con le parti sociali che sta contraddistinguendo a tutti i livelli l’azione di governo non può essere riproposta ad oltranza» – ha continuato Crogi – «perché rischia di creare una maggiore e più forte tensione sociale tra i lavoratori».