3 maggio 2024
Aggiornato 20:30
Ad ottobre inflazione in calo. Alimentari in controtendenza

«Scandaloso +32% pasta con grano dimezzato»

E' quanto afferma la Coldiretti evidenziando un aumento del 5,2 per cento per gli alimentari e le bevande

E' scandaloso che il dimezzamento del prezzo del grano dall'inizio dell'anno oltre ad aver provocato una situazione drammatica nelle campagne dove non si riescono più a coprire i costi della coltivazione, non abbia portato alcun beneficio ai consumatori di pasta che continua ad aumentare in modo vertiginoso (+ 32 per cento). E' quanto afferma la Coldiretti, in occasione della divulgazione dei dati Istat sull'inflazione a ottobre che evidenziano con un aumento del 5,2 per cento l’andamento degli alimentari e delle bevande è superiore alla media che si stima porterà nel 2008 ad un aggravio di spesa pari a circa 332 euro in più a famiglia con i maggiori rincari che si fanno sentire per le famiglie numerose con tre o più figli che arriveranno a spendere 476 euro in più.

A fronte della maggior esborso di denaro rimangono complessivamente invariate - sottolinea la Coldiretti - le quantità acquistate anche se metà italiani cambiano il luogo dove fanno spesa ed il tipo di alimenti acquistati. Sulla base del rapporto Ref per Ancc-Coop tra i prodotti che pesano di più sull'incremento della spesa delle famiglie ci sono - sottolinea la Coldiretti - il pane, pasta e derivati dai cereali per circa 140 euro, il latte ed i suoi derivati per circa 60 euro e la carne per 48 euro, che hanno registrato i più elevati tassi di aumento dei prezzi al consumo. Se complessivamente sono stagnanti le quantità acquistate, si sono verificate variazioni nella composizione della spesa con più pollo e meno bistecche: si sono ridotti i consumi di pane (- 2,5 per cento), carne bovina (- 3,0 per cento) frutta (- 2,6 per cento) e ortaggi (- 0,8 per cento), mentre tornano a salire quelli di pasta (+ 1,4 per cento), latte e derivati (+1,4 per cento) e fa segnare un vero boom la carne di pollo (+ 6,6 per cento), secondo i dati Ismea Ac Nielsen relativi al primo semestre del 2008. Le vendite - precisa la Coldiretti - sono in netto calo nei negozi al dettaglio specializzati e stabili negli ipermercati, mentre crescono esclusivamente, fatta eccezione degli hard discount, i mercati rionali, le bancarelle e soprattutto gli acquisti diretti dai produttori. Sulla base dell’indagine Coldiretti - Swg sulle abitudini alimentari degli italiani svolta nel mese di ottobre sono proprio la necessità di risparmio e il bisogno di sicurezza i fattori che spingono al cambiamento che, per oltre la metà delle risposte, si manifesta nel tipo di alimenti acquistati e nei luoghi in cui si fa la spesa.

E’ scandaloso - continua la Coldiretti - che i maggiori incrementi si registrino su base annua per la pasta di semola di grano duro. La situazione - spiega la Coldiretti - è infatti drammatica nelle campagne con il grano tenero che è sceso sotto i 16 euro per quintale e quello duro sotto i 22 euro per quintale, valori che non consentono di coprire i costi di produzione in forte ascesa (+56 per cento in un anno per i concimi). In generale mentre i prezzi alla produzione agricola sono calati (- 6,5 per cento a settembre) quelli al consumo continuano ad aumentare a conferma - denuncia la Coldiretti - dell'esistenza di pesanti distorsioni nel passaggio dei prodotti dal campo alla tavola. Per ogni euro speso dai consumatori in alimenti ben 60 centesimi - continua la Coldiretti - vanno alla distribuzione commerciale, 23 all'industria alimentare e solo 17 centesimi agli agricoltori che devono affrontare i costi crescenti delle materie prime e dell'energia.

Il danno generato da questa situazione per il mondo agricolo è quindi - precisa la Coldiretti - duplice perché da una parte si verifica un calo dei consumi che riduce le potenzialità produttive delle imprese e dall'altra non si consente una adeguata remunerazione del prodotto agricolo che, in tanti casi, non copre i costi vivi di produzione, anch'essi peraltro in costante e non controllata crescita. Occorre più concorrenza tra sistemi distributivi e più concorrenza tra prodotti sostenendo con impegno la necessità di dare spazio sugli scaffali della grande distribuzione ai prodotti locali e di stagione per ottimizzare il rapporto prezzo e qualità, ma anche di contenere i costi energetici e ambientali a carico ai prodotti importati da lunghe distanze. Ma è necessario anche dare forma, dove possibile e in concorrenza con la filiera lunga, ad una filiera corta più composta con l'apertura di mercati gestiti direttamente dai produttori. Una forma di vendita che - conclude la Coldiretti - potrà riguardare solo una fetta limitata del mercato, ma grazie alla maggiore concorrenza è in grado di svolgere una importante funzione calmieratrice e per questo va diffusa e sostenuta, come dimostrano le esperienze di altri paesi.