25 aprile 2024
Aggiornato 06:00
La Regione interviene sulle polemiche circa il lavoro dell'Università di Siena

Geotermia: un lavoro da studiare prima che da criticare

Bramerini: «Approfondire sul piano scientifico non su quello ideologico»

«Evidentemente neppure di fronte a studi scientifici si coglie l'occasione per usare il massimo della cautela e della misura, specialmente su un argomento così complesso come la geotermia. Si preferiscono la polemica ed i pregiudizi piuttosto che il confronto». L'assessore regionale all'energia e all'ambiente, Anna Rita Bramerini, replica a Rifondazione Comunista Amiata ovest che si era dichiarata esterrefatta dei risultati dello studio condotto dall'Università di Siena su geotermia e acquifero dell'Amiata pur senza, per esplicita ammissione, averlo letto e ad alcune prese di posizione dei comitati ambientalisti.

«Abbiamo scelto di presentare lo studio pubblicamente – ha detto l'assessore – per dare a tutti l'opportunità di conoscerlo e poi confrontarsi. L'Università di Siena era incaricata di approfondire le conclusioni a cui erano arrivati gli studi precedenti, tra cui quello di Edra, non di confutarne le tesi. Sulla presentazione pubblica di sabato, sbaglia chi afferma che abbiamo tolto la parola a qualcuno, come testimonia il fatto che i ricercatori sono rimasti fino alle 20 a rispondere alle domande e alle richieste dei presenti, tra i quali sono state numerose quelle degli esponenti dei comitati».

Quanto alla questione del cosiddetto «deserto lichenico», la spiegazione è stata fornita a Piancastagnaio dallo stesso coordinatore della ricerca, professor Carlo Gaggi. Il ricercatore ha fatto notare come si tratti di una situazione riscontrata in passato (da altri studi) in un raggio di 500 metri intorno ad alcune centrali in provincia di Pisa. Ha precisato poi che i licheni sono bioindicatori particolarmente sensibili, tanto che il deserto lichenico si riscontra anche nei pressi delle autostrade e che sull'Amiata i livelli di acido solfidrico presenti nell'aria vanno da un minimo di 1,4 ad un massimo di 96,1 microgrammi al metro cubo (il valore medio è 21,1) contro i 150 indicati dall'Organizzazione mondiale della sanità come concentrazione media giornaliera per prevenire rischi per la salute.

«Lo studio integrale – conclude l'assessore Bramerini – così come abbiamo promesso, da domani sarà visibile sul sito della Regione e chiunque potrà leggerlo. Il confronto tra le varie tesi scientifiche è appena iniziato e mi auguro che, per tutti, l'approfondimento prevalga sui pregiudizi. Nel caso del professor Riccobono, in passato altri esponenti di Rifondazione comunista hanno avuto giudizi ben diversi in seguito ai suoi studi sulle vicende del Merse e dell'arsenico nella piana di Scarlino. Non vorrei che esaltazioni o denigrazioni dipendessero dalle tesi, più o meno scomode per gli ascoltatori, che ciascun scienziato liberamente sostiene. Anche in questo caso sarebbe utile far parlare e giudicare i dati e lasciar da parte i preconcetti e le offese. La scienza non può essere bollata come «addomesticata» quando sostiene tesi non gradite e invece esaltata quando afferma teoremi graditi. E' solo dal confronto tra dati oggettivi e non ricorrendo alle offese gratuite, che può nascere un dialogo costruttivo».