Fedeli (Filtea-Cgil): «Emergenza occupazione femminile nel tessile»
«Sostenere l’occupazione femminile serve a mantenere un livello di benessere economico per le famiglie – molti economisti sostengono che convenga creare lavoro per le donne più che dare aiuti diretti alla famiglia»
«Non devono essere le donne a pagare il prezzo più alto per la crisi in corso». A lanciare l’allarme è Valeria Fedeli, Segretaria generale della Filtea-Cgil, «per evitare quell’ulteriore regressione sociale e devitalizzazione del sistema economico che si produrrebbe trascurando l’impatto sull’occupazione femminile che la crisi può generare.
Nei momenti di difficoltà, quando una crisi ci colpisce tanto da farci sbandare, occorre mantenere ben saldi i principi di coesione e progresso civile del paese, con misure adeguate e attente».
«La moda italiana – prosegue - ha dimostrato di essere settore rilevante per il paese, per l’immagine del made in Italy, per le capacità di innovazione, per le competenze dei lavoratori, e per l’occupazione femminile. Ecco perché richiede attenzione e interventi mirati. Ecco perché occorre tutelare il lavoro femminile. Il settore tessile ha avviato, in questi ultimi anni, un coraggioso cambiamento di pelle: ha spostato il suo posizionamento competitivo su prodotti a più alto valore aggiunto, ha cambiato le strategie aziendali, si è internazionalizzato. Oggi la sua composizione è lungo una filiera che intreccia industria e servizi – dal marketing e comunicazione alla logistica, dal design al retail – e impiega quasi un milione di addetti».
«La moda – aggiunge Fedeli - è il primo acquirente del settore chimico e della gomma plastica; richiede ricerca e innovazione dei materiali; vive di internazionalizzazione verso mercati differenziati e lontani. Lavora nel tessile il 14% dell’occupazione manifatturiera in Italia (il 48% del quale in imprese con meno di 19 addetti), con una quota che sale al 34% se valutata sull’occupazione femminile (è donna il 72% dei lavoratori del settore). Rappresenta inoltre il 25% della bilancia commerciale manifatturiera e il 7% del valore aggiunto. Il sistema moda italiano, ancora, ha il 21% di occupazione moda sul totale dell’Europa a 27, con una quota di fatturato europeo pari al 38%. Pochi e significativi dati che mostrano, nella crisi, che il nostro grido di allarme più che giustificato. Il rapporto con le banche si fa preoccupante, con istituti che non solo non hanno saputo accompagnare le scelte imprenditoriali positive, ma oggi chiudono i «sostegni» agli investimenti, rendendo drammatica la situazione di piccole e medie imprese, in particolare quelle conto terziste a mono committenza».
«Ma il versante più esposto – avverte - cui dare certezza e velocità di risposta riguarda la tutela dell’occupazione in essere, quella femminile in particolare. Servono da subito ammortizzatori sociali in deroga per tutte quelle situazioni dove i lavoratori non hanno tutele. Nella crisi globale tutelare e tenere dentro i processi produttivi l’insieme dell’occupazione temporanea e a tempo indeterminato è condizione per non destrutturate le imprese, per non distruggere il patrimonio di competenze, per reagire alla crisi di mercati e consumi. Il rischio, altrimenti, è che le donne siano le prime a perdere il lavoro, attivando una moltiplicazione di povertà: per se stesse, per i nuclei familiari, per il territorio, per il Paese tutto».
«Sostenere l’occupazione femminile – conclude Fedeli - serve infatti a mantenere un livello di benessere economico per le famiglie – molti economisti sostengono che convenga creare lavoro per le donne più che dare aiuti diretti alla famiglia – oltre che essere un volano per la richiesta di servizi, contribuendo così a creare ulteriore crescita e occupazione.
É necessario, quindi, prestare grande attenzione da parte di tutti, a partire da imprese e istituzioni, per evitare che dalla crisi si produca l’espulsione delle donne dal lavoro, magari con la «scusa» che di fronte alla crisi serve maggiore disponibilità e presenza nel lavoro, o a causa di politiche indirettamente discriminatorie da parte del Governo».