Ronchi: «Italia svantaggiata da pacchetto Ue, rivederlo»
«Bisogna avviare una riflessione, anche alla luce di quello che sta accadendo in queste settimane all'economia mondiale»
Il pacchetto 'clima ed energia' approvato dalla Ue per ridurre le emissioni di anidride carbonica penalizza l'Italia. E' la valutazione del ministro per le Politiche europee, Andrea Ronchi. In una intervista al Sole 24 Ore spiega: «Non vogliamo mettere in discussione il pacchetto, di cui condividiamo gli obiettivi in pieno. Ma bisogna avviare una riflessione, anche alla luce di quello che sta accadendo in queste settimane all'economia mondiale. La fretta è nemica del bene: prendiamoci il tempo necessario per arrivare ad un accordo equo che non penalizzi l'industria europea, con uno squilibrio che grava sull'Italia».
«L'Italia - ricorda Ronchi - pagherebbe 180 miliardi di euro, l'1,14% del suo Pil e il 19,7% dei costi totali del piano, più di Spagna (17%), Francia (14,9%), Germania, Inghilterra (12,5%)». La posizione italiana, sottolinea il Ministro, «è sostenuta da Spagna, Polonia, Repubblica Ceca, Romania. Io confido nella credibilità internazionale di Berlusconi per portare oggi qualche leader Ue a ragionare a tutto tondo su come e in che tempi raggiungere scopi finali su cui l'Italia resta assolutamente d'accordo».
«Il mondo è cambiato anche per effetto della tempesta finanziaria. Per questo dico fermiamoci e proviamo a capire come ottenere un doppio risultato: tutelare l'ambiente e salvare il sistema economico industriale», sottolinea Ronchi che elenca anche i settori più a rischio: «In questi giorni stiamo ricevendo segnalazioni preoccupate da tutti i grandi comparti. Pensi solo all'effetto di delocalizzazioni che potrebbero toccare l'industria dell'acciaio, del cemento, delle piastrelle. Senza contare il trattamento riservato al settore delle auto. Fiat stima un impatto di 380 milioni di ipotetiche multe per un milione e mezzo di vetture con uno sforamento di 5 grammi di CO2. Un impatto squilibrato, a tutto svantaggio dell'Italia rispetto ad altre industrie europee dell'auto: non è accettabile».
Fonte: Apcom