29 marzo 2024
Aggiornato 13:00
Pacchetto Clima-Energia

Clima: Governo chiede sconti alla Ue

Legambiente: «Basta sconti, la competitività si recupera investendo nella riconversione energetica dell’industria»

«La vera minaccia per l’industria italiana è perdere questa occasione per renderla di nuovo competitiva. Invece di cercare continue scappatoie è ora che il Governo si decida ad agire per riconvertire la politica energetica come stanno facendo gli altri Stati europei».

E’ critico il commento del presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza riguardo l’operazione diplomatica che il ministro delle politiche europee Andrea Ronchi sta portando avanti in sede Europea per ottenere impegni di riduzione delle emissioni meno gravosi per l’industria italiana.

«Nell’Europa che vuole rafforzare la sua leadership nella lotta al mutamento climatico – continua Cogliati Dezza - non c’è posto per i furbi. Questo continuo elemosinare sconti ci isola e ci fa perdere credibilità e tempo prezioso nei confronti degli altri governi europei, che nonostante in questi anni abbiano ridotto le loro emissioni, sono chiamati ora a raggiungere obiettivi ben più gravosi dei nostri».

Legambiente ricorda infatti che il cosiddetto Pacchetto UE fissa gli obiettivi di riduzione della CO2 avendo come anno base di riferimento il 2005 e non il 1990 come per il protocollo di Kyoto. Una scelta che si traduce in un impegno ancora più ambizioso per l’Unione europea (i cui livelli di emissione nel 2005 erano già inferiori del 7,9 % rispetto a quelli del 1990) e che di fatto è un autentico sconto per i Paesi, come l’Italia, che ancora oggi si trovano in netto ritardo rispetto agli obiettivi di Kyoto.

«Far partire il calcolo delle emissioni dal 2005 – aggiunge il presidente di Legambiente - è già stato un regalo per l’Italia che dal 1990 le aumentate invece di diminuirle. In pratica con il pacchetto Ue siamo chiamati a tagliare tra il 5 e il 5,5 % rispetto ai livelli del 1990 mentre l’impegno di Kyoto era del 6,5% al 2012 anziché al 2020. Altri Paesi più virtuosi del nostro devono ridurre percentuali come il 31,4% della Germania, il 28,4 del Regno Unito o il 16,5 % della Francia. Che il Governo italiano cerchi quindi di avere uno sconto dal suo 5% - conclude Cogliati Dezza - appare ridicolo oltre che assolutamente controproducente».