19 aprile 2024
Aggiornato 12:30
Sicurezza alimentare

Sequestri: in negozi cinesi la metà dei reati in Italia

E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti dall'ultima ordinanza sulle sentenze passate in giudicato pubblicate sulla Gazzetta ufficiale dal Ministero della Salute

Riguarda titolari di esercizi di nazionalità cinese quasi la metà dei reati di frode e sofisticazione alimentare commessi da operatori stranieri e accertati in Italia. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti dall'ultima ordinanza sulle sentenze passate in giudicato pubblicate sulla Gazzetta ufficiale dal Ministero della Salute, in occasione del sequestro da parte dei Nas di confezioni di latte, yogurt e biscotti di provenienza cinese sui quali sono in corso le analisi chimiche per verificare la presenza di melanina.

Dall'elenco del Ministero risulta che - sottolinea la Coldiretti - 31 sentenze su 89, pari al 35 per cento, sono state pronunciate contro cittadini stranieri e tra queste, quasi il 50 per cento riguardano titolari di esercizi di nazionalità cinese (ben 14). Per quanto concerne la nazionalità degli altri operatori sanzionati si ravvisano: 7 egiziani, 3 nigeriani, 2 ghanesi, un turco, un iraniano, un australiano un ecuadoregno e un marocchino.

L’intensificazione dell’attività di controllo su distributori e negozi di prodotti cinesi annunciata dal Ministero della Salute è dunque giustificata come pure il giro di vite alle frontiere considerato che la Cina è - sottolinea la Coldiretti - il Paese che ha ricevuto dall'Unione Europea il maggior numero di notifiche per prodotti alimentari irregolari perché contaminati dalla presenza di micotossine, additivi e coloranti al di fuori dalle norme di legge, sulla base della Relazione sul sistema di allerta per alimenti e mangimi nel 2007.

Nel 2007 - sottolinea la Coldiretti - sono quasi triplicate le importazioni di pomodoro concentrato per un quantitativo che equivale a circa un quarto dell'intera produzione di pomodoro coltivata in Italia. Se il pomodoro in scatola rappresenta circa un terzo del valore delle importazioni nazionali con un quantitativo di 140 milioni di chili, dalla Cina - precisa la Coldiretti - arrivano anche aglio, mele e funghi in scatola.

Di fronte all'estendersi dell'allarme sui rischi dei prodotti cinesi occorre immediatamente - conclude la Coldiretti - estendere l'obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti per favorire i controlli, permettere l'immediato ritiro dal mercato dei prodotti eventualmente pericolosi e garantire così la sicurezza dei cittadini.