3 ottobre 2025
Aggiornato 08:30
Dove-come hanno bevuto gli italiani nel 2007

Un anno di consumi di vini spumeggianti o bollicine

Il 2007 si è caratterizzato per essere un anno con ottimi risultati sull’export e un certo rilassamento sul mercato nazionale

Il 2007 si è caratterizzato per essere un anno con ottimi risultati sull’export e un certo rilassamento sul mercato nazionale. Almeno per quanto riguarda i consumi di vini , e di bollicine in particolare. Inoltre – fatte le solite eccezioni – anche i prodotti di pregio di tutti i settori  hanno risentito di un calo dei consumi. Ad iniziare in generale dai vini Docg-doc il 2007 non è stato un anno di crescita, mentre per i vini Igt e per i grandi cru i dati sono – soprattutto sul mercato italiano e ancor più sul mercato interno europeo – in crescita, sembra a discapito proprio dei vini Docg-doc. La motivazione degli economisti e dei curatori delle tendenze si riassume in: riduzione della spesa e considerazione di una qualità assimibilabile fra i vari vini. I vini di marca sono in alcuni casi in forte crescita. Una bottiglia  da 30 euro in su è ancora uno dei regali più fatti e più diffuso fra gli enonauti, viaggiatori reali o virtuali accomunati dalla grande passione per il vino.

Gli Spumanti italiani stravincono, ma la stagionalità dei consumi persiste
L’Osservatorio Nazionale dei Vini Spumeggianti continua il suo metodico lavoro. Nell’anno 2007 registra che sul mercato italiano su un totale di 165 milioni di bottiglie consumate in 365 giorni, solo poco più di 12 milioni hanno una provenienza straniera. Champagne e Vin Mousseaux francesi in testa con circa 11 milioni. Di origine italiana quindi 153 milioni di bottiglie, di cui 21 milioni di metodo classico ( Franciacorta, Trento, Oltrepo Pavese,Alta Langa, Alto Adige ed altre 300 etichette sparse in 11 Regioni) e le restanti 132 di metodo charmat ( Asti, Prosecco doc Conegliano Valdobbiadene, Oltrepo Pavese, Trentino ed altre 300 etichette prodotte in altri territori).

Rispetto al 2006 si registra un incremento del 6 % sul mercato nazionale con un + 7 % in valore; mentre  sui mercati esteri si è toccato un + 9 in volumi e un + 11 in fatturato al consumo.

In particolare nel 2007 sono state prodotte-spedite 70 milioni di bottiglie di Asti docg, circa 85 milioni di Spumanti di qualità, oltre 120 milioni di bottiglie di Prosecco doc Conegliano Valdobbiadene e circa 22 milioni di metodo classico. Quindi un mercato nazionale in leggera crescita ( e molto positivo rispetto ad altri prodotti) e un mercato estero che si può dire < ha scoperto le bollicine italiane!! >. Analisti americani – in ampi articoli stampa – fanno risalire questo successo a tre fattori in particolare: un prezzo al consumo in linea con le possibilità di spesa attuale; un prodotto giovane, moderno e di facile comprensione abbinabile con tutto; una modifica dei consumi della fascia di età fra i 18 e 24 anni.    Nell’export continua l’exploit degli ordini in Usa e Giapponese (nell’insieme + 8%). Nel mercato nazionale persiste ancora la concentrazione dei consumi: dal 1998 al 2008 si è passati da un 80% di consumo di bollicine negli ultimi 25 giorni dell’anno all’attuale 72%, ancora molto alto e poco in linea con la necessità di destagionalizzare il consumo per crescere nei volumi. All’estero il consumo di vini con bollicine è più spalmato nell’arco dell’anno , è un vino normale spesso alternativa di vini fermi sia bianchi che rossi; in Italia è ancora forte la connotazione di vino « speciale per le occasioni». Un altro fattore limitativo è da ricercare sicuramente nella ricerca degli abbinamenti migliori vino-cibo , privilegiando spessissimo la scelta prioritaria del piatto per poi abbinare il vino giusto secondo le regole dei manuali…ma qualcosa sta cambiando in tal senso. A fine anno la spesa degli italiani si è attestata su circa 1,0 mld di Euro, di cui poco meno di 800 milioni destinati solo « a vini spumanti» sia come acquisto domestico, che come regali , che come consumo fuori casa.

Secondo un’indagine dell’Osservatorio Forum Spumanti d’Italia  6,5 ( in crescita) bottiglie su 10 acquistate nei mesi di  novembre-dicembre erano di vini spumanti dolci e aromatici nazionali (Asti Docg e Prosecco Doc Conegliano Valdobbiadene in testa, con 30 milioni di bottiglie). Il 2007 si può considerare anno di svolta per la spumantistica italiana: non più incrementi di volumi con valori inferiori , ma viceversa – soprattutto all’estero – il fatturato del comporto ha corso ad una velocità maggiore rispetto ai volumi. Segno della necessità di un recupero, ma anche di un grosso margine ancora di prezzo fra quello esposto sullo scaffale e quello accettato dal consumatore. 

Il sondaggio a schede svolto dal Forum Spumanti a settembre in Villa dei Cedri su 1800 consumatori appassionati (dichiarano di consumare più di  7 bottiglie l’anno consumate), non esiste la cultura del consumo quotidiano e continuo e la bottiglia di Spumante è ancora legata per l’80% a occasioni di festa.

Le tipologie più trendy e le richieste dei giovani
Il trend positivo si è riscontrato più nei bar e nei  grandi punti vendita, piuttosto che in enoteche e ristoranti. Oltre il 60% degli aperitivi è a base di vini bianchi e spumanti nazionali. Si riscoprono  i vini giovani e meno impegnativi per bevibilità, prezzo più  contenuto, più abbinamenti a tavola, più facilità di consumo e meno gusto vinoso e ricco. Tutti elementi che devono far riflettere e far capire che anche il consumo è cambiato. I giovani under 30 che frequentano più i locali trendy e happy e molto meno i ristoranti impegnativi, chiedono  di bere giovane, bere regionale e soprattutto vino, rispetto a cocktail e superalcolici. Chiedono inoltre (35% degli intervistati) carte dei vini meno impegnative; dichiarano (75% degli intervistati) di non leggere più le guide dei vini e di fidarsi di più del passaparola di qualche amico fidato e della visita curiosa e sovente nelle cantine. Il 70% degli enoturisti chiede di diminuire  le manifestazioni di piazza e di aumentare il numero degli eventi  tipo Cantine Aperte e quelle professionali durante l’anno.

Chi consuma vino in Italia
Sempre dall’indagine del Forum Spumanti d’Italia emerge che  i più forti consumatori sono al nord Italia, mentre nel sud Italia è in aumento il numero dei consumatori.

L’identikit del consumatore attento?  E’ sposato o divorziato, ha più di 45 anni, non ha figli, ha un guadagno sicuro, legge almeno un libro all’anno, non ama i superalcolici, non disdegna un sigaro ma non è dipendente, predilige le vacanze in campagna o in alberghi di charme. E’ in forte crescita il numero di donne che si avvicinano al vino, soprattutto fra i 35 e 45 anni, single e amante degli Spumanti rosati (oltre il 55% delle intervistate).

Cosa si acquista e dove
Nel consumo domestico vincono gli spumanti secchi e brut, con un + 9%, ma con una crescita anche per gli spumanti amabili e dolci;  presentano un calo del 8% gli Champagne , i Cava del 15% e il metodo classico del 3%.

Nell’Horeca invece i consumi sono in crescita per Champagne a + 8%, Franciacorta e Trento + 9%. Questo è un canale molto stabile nei volumi dei consumi e nella composizione delle tipologie. Da anni il comparto è composto da Prosecco (30%), Spumanti secchi (30%), Spumanti dolci (20%), Classici ed esteri (20%).

Negli acquisti alla Gdo-C&C (consumatore finale e dettaglio) sono risultati in crescita sia gli spumanti secchi sia quelli dolci, mentre sono state in calo le vendite (-3%) i classici nazionali e di importazione.

Cultori vs consumatori standard
Ultima curiosità rilevata dall’indagine del Panel Forum: i grandi appassionati e cultori di vino italiano - cioè chi frequenta corsi e degustazioni riservate, stimati in circa 1,5 milione - hanno dichiarato (nel 70% dei casi) che le guide dei vini sono uno strumento utile e che l’acquisto meditato avviene solo in enoteca; dalla propria cantina attingono per il consumo e per i regali, prediligono le grandi case della Franciacorta e di Trento, lo Champagne e i vini passiti del sud Italia.

I consumatori standard (stimati in 13 milioni di fruitori) hanno risposto (nel 64% dei casi)   che non consultano le guide per gli acquisti, si fidano del passaparola di amici, fanno acquisti direttamente nelle cantine e in Gdo, prediligono gli autoctoni e gli spumanti tendenzialmente secchi, di marche note e di territori conosciuti come Valdobbiadene e Conegliano e Asti.