Boghetta: «Alitalia, più che una cordata sembra una banda di speculatori»
«Un vecchio piano ma peggiore per quanto riguarda esuberi, e ancor più incerta la missione della parte che dovrebbe volare»
«Sono preoccupanti le notizie che stanno emergendo a proposito del piano Alitalia confezionato da Banca Intesa. Per molti aspetti è quello vecchio combinato con Air France. Un vecchio piano ma peggiore per quanto riguarda esuberi, e ancor più incerta la missione della parte che dovrebbe volare. Per non parlare dei contratti che dovrebbero essere «low cost» finalizzati a quel super sfruttamento dei lavoratori, e dei mezzi, che è spesso alla base di disastrosi incidenti.
L'eventuale rientro in gioco della compagnia francese non cambierà questi dati ma consentirà solo la collocazione sul mercato internazionale come richiesto dalla stessa cordata italiana.
La cordata italiana moltiplica le nostre preoccupazioni. In effetti non sembra si tratta di investitori che intendono scommettere su di un attività di trasporto aereo ma, come nelle «migliori» tradizioni italiote, parassiti che intendono speculare sulle necessità del paese di avere una consistente compagnia aerea. Né si conoscono ancora quali altri accordi sotterranei siano stai concordati con il governo. E ci incuriosiscono le modalità con cui questa cordata diventerà compagnia aerea nel rispetto delle norme internazionali.
Con la fine di Alitalia si evidenzierà un’ulteriore nefanda vicenda nazionale: disastrosa per le casse pubbliche e per un sistema paese che in questo modo dimostra di non esistere.
Scalfari parla di imbroglio. Siamo d'accordo salvo ricordargli che lui stesso è stato per anni fautore di questi imbrogli: liberalizzazione, privatizzazioni, grandi opere sbagliate. Questo modello è in crisi. Tutti si interrogano sulla necessità di cambiare. Cominciamo a farlo.
Questa fine di Alitalia non deve essere scontata. Allo stesso modo è necessario interrompere una parabola analoga nelle Ferrovie dello Stato e negli altri servizi pubblici (acqua in primis), e nelle mega opere pensate per i cementificatori. La scommessa vera è «un pubblico che funzioni» nei servizi e una politica finalizzata al bene dei cittadini. Questo significa cambiare!»
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