29 marzo 2024
Aggiornato 10:00
Politica

«Concorso Belossi... Così ha perso credibilità la politica»

Andrea Delmastro di Fratelli d'Italia scrive un documento sulla vicenda che scuote i partiti locali. E propone un codice etico.

BIELLA - Riceviamo e pubblichiamo un documento di Andrea Delmastro, presidente provinciale per Fratelli d'Italia: «La vicenda Belossi è l’ennesima vicenda che coinvolge tutta la politica biellese e che contribuisce a minare ulteriormente quell’autorevolezza che la politica dovrebbe, viceversa, riconquistare. La quasi contestualità fra la elezione, come consigliere provinciale del PD, di Renzo Belossi e la sua vittoria di un concorso bandito da una delle tante partecipate e/o aziende pubbliche del Biellese, al netto di profili di incompatibilità che non mi interessano, fatalmente confina la politica, agli occhi dell’elettore già illivorito per la crisi economica che attanaglia il paese e per quella sfiducia, soprattutto giovanile, nella emersione del merito, nel campo, vero o sbagliato che sia, del «grande gioco di affari e interessi».

Contrapposizione da stadio
«Subito si è aperto un dibattito poco appassionante fra tifoserie da stadio di centrosinistra, centrodestra  e quella grillina che sicuramente è avvertito come lunare dai cittadini biellesi. E’ possibile così sintetizzare le posizione in campo: Lega Nord paventa possibili  incompatibilità fra consigliere provinciale e rapporto con dipendenza Cordar, i grillini chiedono maggiore pubblicizzazione dei bandi, pur precisando che Belossi avrebbe avuto diritto a partecipar al bando e infine Belossi accenna una difesa leguleia precisando che «non c’è incompatibilità ma mi riservo ulteriori verifiche». Ma qualcuno si chiede cosa ne pensano i cittadini non già di Belossi, ma della politica Qualcuno si domanda se, al netto di come siano andate davvero le cose, riusciremo mai a convincere i nostri giovani che emigrano all’estero adducendo, come primo motivo, la scarsa meritocrazia vigente in Italia a rimanere in Italia? Abbiamo una generazione di «esodati dal Paese» che scappa proprio – vero o falso che sia – da un Paese che seleziona per relazioni e non per merito e  a loro è necessario dare una risposta.

Bando da pubblicizzare
«Non mi interessano profili di incompatibilità, non mi interessa la trasparenza, non mi interessa la pubblicizzazione del bando, mi interessa l’immagine che trasmettiamo della classe politica. Ha, forse, ordinato il dottore a Belossi di fare il candidato alle provinciali? E’ possibile pretendere che chi fa politica avverta l’obbligo morale – non già giuridico – di vivere del suo? E’ possibile che il Partito di Renzi non avverta la necessità di un codice di autoregolamentazione? In questi anni abbiamo assistito a bandi sull’agenda digitale di cui si sapeva in anteprima il vincitore, a crowfunding organizzati da amici senza bando che percepivano un introito tenuto nascosto, alla occupazione seriale e spietata di ogni posto e adesso al bando di una società pubblica vinto quasi contestualmente alla elezione a consigliere provinciale».

Politica e credibilità
«Al di là delle singole posizioni, solo io credo che, in questi termini, sia sempre più difficile che la politica recuperi quel prestigio e quella autorevolezza oggi più necessaria che mai per via della crisi economica che impone tagli e appelli a «lacrime e sofferenza»? Nel secolo scorso l’insuperato Giuseppe Prezzolini, padre della moderna figura dell’intellettuale interventista, fotografava impietosamente le due Italie: «quella che crea ricchezza e quella che la assorbe, quella che produce e quella che risucchia». Possibile pretendere oggi dalla politica un codice di autoregolamentazione per cui qualunque politico si astenga, a prescindere da incompatibilità legali, dal partecipare a bandi? Io, Marzio Olivero, Elena Chiorino, Livia Caldesi, Filippo Baù  – per citare solo alcuni dei dirigenti di Fratelli di Italia – viviamo del «nostro» e poi facciamo politica. Anche il PDR (partito di Renzi) sembra vivere del «nostro» fra posti pubblici, crowfunding, agende digitali: il problema è che vorremmo tanto imparassero a vivere del «loro».

Codice etico
«Esiste un codice etico che chiederemo di sottoscrivere a tutti i partiti locali precisando che, da ora in avanti, i vari rappresentanti dei partiti nei consessi locali si asterranno dal partecipare a bandi di società pubbliche e/o partecipate locali, a bandi comunali, a crowfunding vari pubblici. Noi ci stiamo e lo sottoscriviamo per lanciare un messaggio di grande dignità e moralizzazione della vita politica locale, ma soprattutto per dare una risposta seria a quella generazione di «esuli in patria o esodati all’estero» costituita da quei giovani, spesso laureati e competenti, che fuggono dal paese o che vi rimangono senza però neanche più partecipare ai concorsi per sfiducia generale. Speriamo che gli altri partiti locali aderiscano per fare di Biella una isola in cui la politica sia da tutti intesa come puro ed esclusivo servizio. Le faremo sapere e, tramite Lei, faremo sapere a tutti i cittadini se la proposta verrà accettata  o rifiutata dai leaderini locali che, per l’occasione, vestiranno i panni dei legulei da Cassazione, da Corte Costituzionale e da Consiglio di Stato e eccepiranno la solita retorica dei diritti e delle leggi. Se però così fosse nessuno fiati se io continuerò a sentirmi parte dell’Italia che crea e continuerò a  a guardare con soverchia commiserazione quell’italia famelica che occupa».