28 marzo 2024
Aggiornato 13:00
Politica

Elezioni, tutti i big in Fvg. Per il rush finale i «visitors» non fanno più paura

Il voto è stato ulteriormente ammorbato da quanto sta avvenendo a Roma per la formazione del governo

TRIESTE - Alla fine di una campagna elettorale dai contorni e dai contenuti ineffabili, la parola passa agli elettori. La maggior parte dei quali ha assistito al balletto elettorale con distacco e sospetto. Del resto, la politica non ha fatto nulla per riguadagnare i tanti punti persi nei confronti della società civile, basti pensare allo stillicidio dei candidati messi in pista e poi bruciati dal centro destra regionale. Anzi, il doppio voto (regionali e comunali, per Udine e non solo) è stato ulteriormente ammorbato da quanto sta avvenendo a Roma per la formazione del governo. Già, si vota per la presidenza della Giunta regionale, ma i big nazionali pensano non tanto al futuro del Fvg, ma ai possibili riequilibri in vista del rush finale per decidere il dopo-Gentiloni.

UN BRACCIO DI FERRO ALL’ULTIMO VOTO - E fa pure un certo effetto notare che la calata dei visitors, un tempo ostili e nemici della nostra autonomia decisionale, sia vissuta senza patemi. In testa a questa inaspettata invasione c’è sicuramente il centro destra. Berlusconi e Salvini, entrambi in Fvg, giurano di essere qui per garantire la vittoria (che, peraltro, pare scontata) del leghista Massimiliano Fedriga. In realtà, il loro è un braccio di ferro all’ultimo voto. Salvini spera di dare il colpo di grazia agli azzurri, ridimensionando ulteriormente il loro peso elettorale; il Cavaliere suona la tromba per la riscossa contro il Carroccio. Ed entrambi tifano per un arretramento dei pentastellati, che puntano su Alessandro Fraeloni Morgera imposto in Fvg da Di Maio.

GRANDE È LA CONFUSIONE CHE REGNA NELL’AGONE POLITICO - Insomma, una gara nella gara a dimostrazione che grande è la confusione che regna nell’agone politico. Il candidato del centro sinistra, Sergio Bolzonello, spera di fare il terzo che gode. E spera nel voto di ritorno dei democratici confluiti nel M5s e nei moderati azzurri che non sopportano l’abbraccio con i populisti del Carroccio, consapevole tuttavia dell’ingrato ruolo di correre in un momento in cui il Pd è in piena crisi bipolare con il segretario Renzi arroccato a difesa della sua propensione alle reiterate sconfitte. I partiti, tutti, si comportano come amanti impazziti: si passa dagli insulti alle carezze, dal disprezzo alle avances. E si dimentica che sia a Roma, sia in Fvg serve un governo autorevole, serio, propositivo che sotterri l’ascia di guerra della protesta e decida di trovare soluzioni percorribili e attuabili. In questo quadro surreale e astratto, Sergio Cecotti, ex governatore del Fvg ed ex sindaco di Udine, ha deciso di immolarsi a difesa della nostra specialità ed autonomia. È consapevole che la corsa è molto di più che a ostacoli, ma ha la volontà di catapultare in consiglio regionale una o più voci in dissonanza con quelle dell’univoco coro, che replica quello romano.

IL VOTO UDINESE - E domenica si vota anche a Udine, dove i contendenti sono addirittura sette. La sensazione è che si arriverà al ballottaggio previsto quindici giorni dopo. In pole position ci sono i candidati di centro destra (Pietro Fontanini), del centro sinistra (Enzo Martines) e del M5s (Pompea Maria Rosaria Capozzi). In lista ci sono pure Enrico Bertossi (Prima Udine e altre due civiche), Luca Minestrelli (Casapound), Stefano Salmé (Che capeggia due civiche) e Andrea Valcic (Patto per Udine). Sul ballottaggio influiranno due fattori: gli equilibri romani e il possibile, nuovo governo, destinati a ridisegnare la mappa delle alleanze e l’adunata degli alpini che nello stesso giorno è in programma a Trento. Ma di questo avremo modo di riparlarne perché, come detto, la campagna elettorale a Udine avrà un sicuro strascico di altre due settimane.