2 agosto 2025
Aggiornato 00:00
Il 26 settembre 2017

Francesco Mazzega è tornato a casa: è ai domiciliari dai genitori

L'uomo ha assassinato Nadia la sera del 31 luglio scorso. Dopo ha girato tutta la notte con il corpo della ragazza al suo fianco, in auto, prima di costituirsi, la mattina seguente, al comando della Polizia stradale di Palmanova, confessando di essere il responsabile del delitto

MUZZANA DEL TURGNANO - Francesco Mazzega è tornato a casa. L’uomo, che lo scorso luglio ha uccisa la fidanzata 21enne, Nadia Orlando, è stato scarcerato nella mattinata del 26 settembre. 

Ai domiciliari a casa dei genitori
Attorno alle 9.30 i carabinieri della stazione di Palazzolo del Friuli, insieme alla polizia penitenziaria, lo hanno prelevato dal carcere di Pordenone, dove era stato trasferito dopo le tensioni che si erano accese nella casa circondariale di Udine e lo hanno accompagnato nella casa dei genitori, a Muzzana del Turgnano. Lì, il 36enne, che ha confessato l’omicidio, resterà agli arresti domiciliari. Come è stato deciso dal il Tribunale del Riesame di Trieste, Mazzega indosserà un braccialetto elettronico che permetterà di controllare a distanza la sua posizione.

Il caso
Mazzega ha assassinato Nadia la sera del 31 luglio scorso. Dopo ha girato tutta la notte con il corpo della ragazza al suo fianco, in auto, prima di costituirsi, la mattina seguente, al comando della Polizia stradale di Palmanova, confessando di essere il responsabile del delitto. Francesco era in carcere dal 10 agosto dopo un periodo di ricovero nel reparto di diagnosi e cura dell'ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine disposto per evitare il rischio di gesti di autolesionismo. La richiesta fatta dai difensori dell'uomo, che avevano richiesto i domiciliari era dettata dalle preoccupanti condizioni del 36enne che i suoi legali hanno definito «di profonda prostrazione, fisica e mentale». L’uomo si sarebbe trovato, secondo le descrizioni «in palese stato confusionale», condizione aggravata, proprio, dal suo trasferimento in carcere. La scarcerazione dell’uomo sarebbe dovuta avvenire a un mese esatto dall’omicidio, il 30 agosto, ma al tempo il braccialetto elettronico non era disponibile. Non lo è stato fino a oggi. La decisione del Tribunale di Trieste ha scatenato prima la protesta dei detenuti (che ha portato al trasferimento a Pordenone). In prima linea anche il sindaco di Dignano, Riccardo Zuccolo, che ha scritto al Capo dello Stato. A ‘ribellarsi’ alla decisione anche la gente ‘comune’ che ha lanciato una petizione popolare.