28 marzo 2024
Aggiornato 19:30
Salute

60 posti accreditati per la casa di riposo Angelo Culot di Gorizia

Lo ha annunciato il vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, nel corso di una conferenza stampa congiunta con il sindaco Ziberna e l'assessore Romano

GORIZIA - Sono 60 i posti accreditati per la casa di riposo Angelo Culot di Gorizia e per la struttura c'è un altro milione di euro disponibile per gli adeguamenti strutturali antisismici, per le misure antinfortunistiche e per la rimozione delle barriere architettoniche. Lo ha annunciato a Gorizia il vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, nel corso di una conferenza stampa congiunta con il sindaco Rodolfo Ziberna e con l'assessore Silvana Romano.

«Con questa struttura - ha affermato Riccardi - Gorizia ha intrapreso un percorso che risponde alle necessità dei tempi, uscendo dalla logica del dualismo ospedale-casa di riposo e realizzando un modello di risposta che ha portato il suo baricentro verso i servizi alla persona».

A questo proposito, Ziberna ha ricordato che la casa di riposo è ora in grado di offrire 60 posti letto con un concetto di ospitalità che vuole essere più consono a un nuovo modello, tanto che è in grado di offrire anche numerosi servizi accessori ai suoi ospiti quali parrucchiere, pedicure, furgone che li accompagna in città per le incombenze quotidiane e le sere a teatro. Un modello innovativo, quello della Culot, come è stato definito da Romano.

«Il sistema salute - ha proseguito il vicegovernatore - non può più reggersi sulla sanitarizzazione della risposta. L'innalzamento dell'età anagrafica ci costringe a sviluppare un nuovo modello, di cui questa struttura è l'esempio, realizzato attraverso lo spostamento degli investimenti verso il territorio che è il luogo principale dove soddisfare i bisogni dei cittadini».

«È in questo senso - ha sostenuoto in conclusione Riccardi - che dobbiamo attrezzarci per compiere insieme un salto culturale, un cambiamento di mentalità che è anche l'unico modo per difendere il sistema pubblico, spostando il baricentro della salute verso servizi alla persona strutturati a partire da una riflessione sui temi dell'autosufficienza e della non autosufficienza».