19 aprile 2024
Aggiornato 08:00
Il caso

Torino, scritte ingiuriose contro leghisti e infoibati

Sono apparse sul muro di un palazzo a firma di Potere Ebraico. La condanna del sindaco del capoluogo piemontese, Chiara Appendino

TRIESTE - Uno sfregio alle vittime e un richiamo irrispettoso a una delle pagine più buie del confine orientale. L’ennesima riprova di come in Italia non si riesca a raggiungere una memoria condivisa sulla storia del ‘900, arriva da Torino, dove nei giorni scorsi è apparsa una scritta offensiva rivendicata da Potere Ebraico. «Leghisti e istriani stessa merda, stessa fine. Nelle foibe a far concime». Questo il messaggio impresso con la vernice blu sul muro di un palazzo di corso Racconigi.

La condanna del sindaco Appendino

Immediata la presa di posizione del sindaco di Torino, Chiara Appendino, che ha bollato il gesto come «un insulto non solo per chi di quella tragedia è stato vittima, ma per tutti gli italiani».
"E' bene non dimenticare mai - aggiunge - che le foibe e l'esodo degli istriani rappresentano una delle più grandi tragedie della storia italiana, che ha lasciato ferite profonde ancora oggi non rimarginate». Il primo cittadino ha assicurato che le scritte saranno rimosse in pochi giorni.

C'è ancora chi nega il crimine delle foibe

Una vicenda, quella delle foibe, che, insieme a molte altre, continua a essere sminuita e non riconosciuta da alcuni rappresentanti del mondo slavo nonchè da alcuni esponenti della sinistra più estrema. Migliaia di persone, per lo più italiani della Venezia Giulia e della Dalmazia, che alla fine della seconda guerra mondiale furono infoibate dai partigiani jugoslavi di Tito. Chi tende a ridurre il fenomeno delle foibe, tira in ballo l'italianizzazione dell'Istria negli anni del ventennio fascista. Come a sostenere che un massacro può essere giustificato da altri massacri. Il riconoscimento istituzionale per gli infoibati e per le loro famiglie è arrivato nel 2004, quando lo Stato Italiano ha istituito la Giornata del Ricordo, il 10 febbraio, dedicata proprio alle vittime delle foibe e dell’esodo.