19 aprile 2024
Aggiornato 11:00
il 12 agosto per il Sun & Sounds Festival

Sul lungomare va in scena il dandysmo: Morgan

Attesa per il concerto di domenica sul lungomare Nazario Sauro di Grado. Tanti medley, colonna sonora della sua vita artistica. Tanti anni Novanta. Infine spazio ad una piccola polemica con 'Mamma' Rai

GRADO - C’è attesa per il concerto di domenica sul lungomare Nazario Sauro, e man mano che il tempo scorre l’attesa si declina in apprensione. Sun & Sounds è un festival che sta riscuotendo un certo successo, ma il personaggio che sta per salire sul palco non è dei più rassicuranti, se mi passate questo termine. I minuti passano, ci si guarda in giro a cercare un segno premonitore, possibilmente di buon augurio. Tra gli addetti ai lavori iniziamo a sfogliare la margherita in un «verrà, non verrà» che sa molto di posa, in quanto ci è ben noto che le star amano farsi attendere dalla notte dei tempi. Alle 22.30: boutons argent a richiamo della folta chioma ricercatamente trasandata, gilet doppiopetto nero, camicia a trama esagoni cangianti che fa uscire il polsino non abbottonato a rivendicar protagonismo sui tasti delle keyboards, giacca sfiancatissima aperta come da manuale, occhi truccati modello 'la notte dei morti viventi', calice in mano che mesce non vino ma sicuramente qualcosa che sale molto di più in gradazione. Ecco, proprio come una star, una vera star - è arrivato Morgan!

L’impatto dell’estremismo estetico si bilancia immediatamente con il primo pezzo. Riconosco immediatamente le note del Battiato primi 80’s, poi con stupore vado a constatare che si tratta di 'Scalo a Grado' che non la trovi neanche nella più remota delle raccolte. Chapeau al signor Marco Castoldi per un ingresso a dir poco sul pezzo! Il suono è quello da locale periferia Milano direzione Sesto San Giovanni, dove non si sente granchè pulito ma che è giusto così come acustica, perchè il locale è poco per bene e perchè qui sbavature e stonature diventano valore aggiunto.
Il dandysmo ha come principale regola quella di non aver regole, o quantomeno infrangere quelle degli altri; così come è praticamente ovvio che esistano altre forme di vita. Tanti medley, quasi un continuo medley, una colonna sonora della sua vita artistica: credibile, decisamente credibile quel "fanno bene fanno male, sto bene sto male" che pare uno degli altri principi su cui l’artista brianzolo ha fondato la sua carriera. E a quanto pare anche la sua vita. 'Assenzio', dei Bluvertigo, con la quale arriverà ultimo a Sanremo alla stregua di altri miti musicali che non andrò ad elencare per motivi di spazio.
Tanti anni Novanta, gli anni con la band ma anche gli anni della formazione. Bowie, su tutti, sopra Tutto! Heroes, rabbiosa ed aggressiva prima, il conto alla rovescia di Space Oditty poi, che fa scendere una lacrima e la lascia incastonata a metà viso, Pierrot 2.0.
Dialogo visionario con il pubblico in cui parla di allevamenti di mucche senza testa e senza ossa, neanche fosse stato imparentato con Dario Argento. Segue il momento elogio alla tristezza: piano solo in minore, spiaggia, estate, di nero vestito, musica di De André. Che cosa c’è di più depressivo?
Ancora scelte tanto improbabili quanto azzeccate nella scaletta: Elvis in versione glam, un Endrigo sul baratro del suicidio, Pink Floyd super funky!
Infine 'Altrove', indubbiamente il pezzo più riuscito della carriera e che di recente è stata scelta come la canzone italiana del Millennio (dal 2000 in poi), che gira sullo standard di 'Stand by me' e che riassume la cifra stilistica (e dandystica) di Morgan. Applausi interminabili.

Spazio ad una piccola polemica con Mamma Rai e finale visto e rivisto mille volte in quel di Grado. A mezzanotte meno cinque minuti l’attendente allo spettacolo fa capire a motti che questo deve esser l’ultimo pezzo, assolutamente. E vuoi disturbare i tedeschi che si alzano alla cinque e mezza del mattino per andare a far vasche con le biciclette?! Non sia mai! Solo che Morgan se ne accorge e non è propriamente un allineato. Andrà avanti per altri abbondanti quindici minuti simulando chiusura ed alzando i volumi. Bravo, elegante, capriccioso, dispettoso. Fino alla fine.
E poi se ne va una volta per tutte intercalando nuovamente 'Scalo a Grado' per voce sola. Così falso nel vero, che più vero non c’è.
Serata da incorniciare.