"Strofe dipinte di Jazz" o meglio Strofe dipinte di... gran classe!
Ricorderemo l'edizione 2018 di Strofe dipinte di Jazz sicuramente per un palinsesto che ha annoverato scelte raffinate, di gusto, alcune azzardate, mai banali, innovative e di grande impatto immaginale
ROMANS D'ISONZO - Ricorderemo l'edizione 2018 di Strofe dipinte di Jazz sicuramente per un palinsesto che ha annoverato scelte raffinate, di gusto, alcune azzardate, mai banali, innovative e di grande impatto immaginale, insomma... una tredicesima edizione di gran classe. E SDDJ quest'anno propone anche delle date extra festival: 11 e 25 agosto con la classica programmazione marchio di fabbrica: poesia, pittura, concerti. Il 23 settembre invece chiusura alla grande con festa delle birre artigianali.
ELISA CECCHINI (GIOVEDI' 12 LUGLIO) - Su di un palco naturale ricavato in uno spiazzo erboso, protetto da grandi alberi e reso magico dal riverbero del vicino laghetto, Elisa Cecchini mette in scena la performance di danza afro-contemporanea dal titolo 'Between Africa and me'. E tra il continente nero e la danzatrice e coreografa monfalconese sembra esserci davvero una passione folle, un cocktail di sentimenti che arriva potentissimo al pubblico. Anche gli schiamazzanti avventori del vicino chiosco sono costretti ad appoggiare la birra sul bancone e ad interrompere chiacchiere e battute per lasciarsi rapire dal momento.
La performance è varia e articolata, fatta apposta per esaltare le capacità tecniche, ma soprattutto comunicative, della Cecchini, che si cimenta in continui cambi di ritmo e registro.
L’inizio è folgorante: sulle note gravi di antichi tamburi vediamo spuntare dalla boscaglia una figura primitiva. Avvolta in un’enorme veste dorata, il volto coperto da uno spaventevole mascherone, avanza solenne con l’aiuto di un bastone. Sul palco, i suoi movimenti raccontano di riti ancestrali e sacre invocazioni. Sarà una piccola e bionda ancella (Sofia, 9 anni, fisico minuto e attitudine al palcoscenico) a liberare, fisicamente e metaforicamente, il corpo della danzatrice da quei pesanti paludamenti, per renderla libera di esprimersi in tutta la sua fisicità prorompente.
Che si lasci andare a movimenti aerei indossando grandi ali di stoffa color vermiglio, o si produca in piroette facendo roteare la gonna bianca su ritmi vagamente afrocubani, Elisa racconta, interagisce, parla con il corpo. Battendo i piedi, rotolandosi sulla sabbia colorata, attualizzando movimenti antichi come il mondo, ci comunica l’energia primordiale della terra e la potenza inesauribile del femminile.
RICCARDO MURPURGO MANDALA TRIO (VENERDI' 13 LUGLIO) - "Il Mandala Trio è il progetto più elegante nel panorama jazzistico della nostra regione" - esordisco così nella piacevole chiacchierata con Riccardo Morpurgo che antecede la sua performance live. Sorride e mi racconta che il mandala che propone nel suo progetto musicale è un ancora di improvvisazione, un archetipo attorno al quale si manifestano le trame improvvisative dei musicisti. Jazz esoterico da una parte, "passepartout che apre qualsiasi porta" - come lo definisce lo stesso pianista triestino, "musica di grande affidabilità, nel senso che ti lasci trasportare ovunque" - come aggiungo io. Il risultato è un progetto di grandissima raffinatezza che avremo il piacere di risentire (segnatevi la data!) il 1 agosto al festival 'Moca' di Monfalcone. Ancora simboli esoterici per RM quando mi racconta che uno dei lavori del quale è più orgoglioso è Lemniscata, album di qualche anno fa registrato con un quintetto di cui facevano parte musicisti del calibro di Mirko Guerrini e Walter Beltrami. Top secret invece il nome del prossimo lavoro in uscita entro la fine dell'anno e che stuzzica decisamente la mia curiosità. Grandi applausi per un artista che (non è la prima volta che lo scrivo) vale sempre la pena di seguire!
GDG MODERN TRIO (SABATO 14 LUGLIO) - Anche qui non ho fatto mistero di essere principalmente un fan di Stefano Ghittoni, elettronica e samples del progetto che apre la serata di giovedì. Impossibile non ricordarlo nella prima metà degli anni '00 allorquando le hits dei The Dining Rooms, progetto che condivideva con Cesare Malfatti, viaggiavano sulle raccolte di maggior successo di una certa musica da club. Break'n'bossa, Buddha Bar, St Germain des Pres Cafè, Brazilectro, Montecarlo Nights (per citare solo le più famose) non facevano uscire episodio che non vedesse protagonista almeno una traccia del duo milanese. Il sound dichiaratamente made-in-Italy sbancava gli ambienti cool di mezzo mondo. Chi non conosceva quel filone di infinita eleganza a cui appartenevano Nicola Conte, S-Tone Inc., Gerardo Frisina e... The Dining Rooms?! Nella mini intervista di pre-concerto Stefano introduce il progetto GDG con il termine di 'retrofuturismo cinematico'. Il termine rende, non c'è che dire. La musica che propone in Spazio 1918 assieme ai nuovi compagni di viaggio Bruno Dorella (già Ronin e Bachi da Pietra) e Francesco Giampaoli (Sacri Cuori) è una musica immaginale, 'una musica che si vede'. Va a colpire un certo immaginario collettivo dell'underground fine 60's - inizio 70's, quello delle colonne sonore easy-listening di film che non esistevano, proiettati in un futuro profondamente radicato in un passato che, in quanto sotterraneo, rivendica di non esser stato compreso e vissuto appieno. Stefano mi confida che nei prossimi live - "utilizzeremo immagini del deserto nord africano come fondale». "Alcune foto di Jean Sorel e Marisa Mell stroboscopiche e il prodotto è perfetto!" - aggiungo io. Concerto strepitoso ed applauditissimo.