23 aprile 2024
Aggiornato 08:30
questione accoglienza

Chiusura Cara Gradisca, 70 lavoratori a rischio

Lampe (Uil Fpl): «la Regione ci aiuti a trovare una soluzione occupazionale o qualche forma di ammortizzatori sociali»

GRADISCA D'ISONZO - La chiusura del Cara di Gradisca d’Isonzo mette a rischio il posto di lavoro di 70 lavoratori impiegati nella struttura che ora, a fronte di una capienza sulla carta di 208 ospiti, accoglie 630 migranti. E rischia di provocare ricadute negative anche su tutto l’indotto. Le preoccupazioni per la decisione assunta dal Governo sono state rese note da Michele Lampe, componente della segreteria regionale della Uil Fpl, in un incontro sul tema convocato a Trieste tra l’assessore regionale Loredana Panariti e i sindacati.

La tempistica
«E’ stato un incontro ancora interlocutorio», ha commentato al termine Lampe. «Al momento non c’è ancora certezza della tempistica. Si ipotizza il 31 dicembre perché è a quella data che è stata firmata la proroga alla cooperativa Minerva che gestisce il centro. Molto dipenderà anche da cosa succederà di questi 630 ospiti – ha spiegato i timori del sindacato -. Se ci sarà l’accoglienza diffusa si può pensare di coinvolgere nei progetti gli attuali operatori della cooperativa. Non così se saranno spostati altrove, fuori dal territorio».

Preoccupazione per indotto e territorio
Ma le preoccupazioni si allargano anche alle ricadute sull’indotto e sul territorio. «La cooperativa che aveva in gestione il centro aveva cercato di investire sul territorio, per cui potrebbero esserci ricadute negative anche sulle società fornitrici - ha aggiunto -. Inoltre adesso è vero che gli ospiti di giorno sono liberi di uscire, e allo stesso tempo di spendere il pocket money sul territorio, ma di notte devono rientrare e sappiamo che sono tutti all’interno. Non sarà così con l’accoglienza diffusa o, ancora peggio, se non troveranno posto li troveremo accampati anche di notte come succede a Gorizia. Il ritorno sociale è doppiamente grave». Per questo la Uil Fpl ha chiesto alla «Regione di farsi carico di una decisione che viene sì da Roma, ma che è stata voluta sia dal sindaco di Gradisca, sia dalla presidente Serracchiani».