19 aprile 2024
Aggiornato 00:00
L'anniversario

La comunità ebraica ricorda la deportazione del 1943

Cerimonia stamani nella Sinagoga di via Ascoli per ricordare le 76 persone di religione ebraica vittime della Shoah. Il rabbino capo di Trieste: «Ricordo non è solo atto mnemonico»

GORIZIA - «Zakhòr, ricorda! Su questo imperativo si fonda la sopravvivenza e l’identità del popolo ebraico. Solo la trasmissione può dare sostanza ad una memoria che sia vitale e condivisa nelle generazioni», lo ha detto ieri il rabbino capo di Trieste Eliezer Di Martino nel corso della cerimonia per l’anniversario della deportazione degli ebrei goriziani, che furono colpiti nella notte del 23 novembre 1943. «Il ricordo non è semplicemente una atto mnemonico, un riportare alla mente, ha significato solo se fondato su un sentire profondo, una presa di coscienza di ciò che si sta ricordando. Nonostante il tentativo di annientamento il popolo ebraico è ancora qui», ha indicato Di Martino.

La cerimonia - alla quale hanno presenziato tra gli altri il sindaco di Gorizia, Ettore Romoli, il prefetto Isabella Alberti e l’arcivescovo Carlo Redaelli - si è aperta con un minuto di silenzio in ricordo delle 76 persone di religione ebraica goriziane vittime della Shoah. Nell’autunno 1943, dopo circa due mesi dall'arrivo delle truppe tedesche iniziò la caccia agli ebrei per rendere anche il Kϋstenland, il protettorato del Terzo Reich a cui apparteneva allora Gorizia, «juden-frei»: un’operazione diretta da Odilo Globocnik, il boia di Lublino, che aveva impiantato i campi di concentramento di Belzec, Treblinka e Sobibor. Del centinaio di persone della comunità ebraica ancora presenti in città - che si era quasi dimezzata dall'introduzione delle leggi razziali del 1938 -ne vennero arrestate 29, la maggior parte la notte del 23 novembre del 1943, e altre 16, che erano riuscite a trovare rifugio o a nascondersi in luoghi ritenuti sicuri, nei mesi successivi. Deportati ad Auschwitz, la metà di loro non superò la prima selezione: fecero ritorno soltanto in due, in ragazzo di 17 anni e una ragazza di 22.