Porto Vecchio: i toni trionfalistici di Serracchiani «smontati» dal M5S
Sottoscritto il verbale che individua la nuova linea di confine tra gli immobili del Porto Vecchio destinati a essere trasferiti al patrimonio disponibile del Comune, e quelli che resteranno al demanio marittimo. Un atto che, per Menis, è ancora ben lontano dalla sdemanializzazione vera e propria
TRIESTE – Porto Vecchio: è scontro tra Pd e Movimento 5 Stelle. Se il primo, attraverso la governatrice Debora Serracchiani e al sindaco Roberto Cosolini parlano di «giornata storica» riferendosi alla firma del documento che sancisce il nuovo confine tra la città e l'area portuale (premessa per la sdemanializzazione del Porto Vecchio), il secondo, tramite il portavoce in Consiglio comunale, Paolo Menis, parla di bluff mediatico.
La firma dell’accordo
Nei giorni scorsi è stato sottoscritto il verbale che individua la nuova linea di confine tra gli immobili del Porto Vecchio destinati a essere trasferiti al patrimonio disponibile del Comune, e quelli che resteranno al demanio marittimo. Un atto che, di fatto, costituisce il primo passo verso una sdemanializzazione del Porto Vecchio. E proprio su questo passaggio si è alimentata la polemica dei grillini, sul reale legame esistente tra la firma (hanno partecipato, oltre a Serracchiani e Cosolini, il presidente dell'Autorità portuale Zeno D'Agostino, il direttore generale dell'Agenzia del Demanio Roberto Reggi, Capitaneria di porto e Genio civile Opere marittime) e il processo di sdemanializzazione.
La legge in vigore prevede che gli introiti derivanti dalla vendita degli immobili sdemanializzati al Comune di Trieste siano devoluti all'Autorità portuale per costruire nuove opere infrastrutturali nel Porto Nuovo. Le zone ancora operative del Porto Vecchio - tra cui l'Adria Terminal - rimarranno invece demanio dell'Autorità portuale.
La soddisfazione di Serracchiani
«Un momento storico, un atto di straordinaria importanza che Trieste e i triestini attendevano da troppo tempo, frutto di un eccezionale lavoro di squadra. Ci rendiamo conto - ha detto la presidente Serracchiani - di avere adesso una grande responsabilità, perché quest'area rappresenta una straordinaria potenzialità non solo per Trieste e per il Friuli Venezia Giulia, ma per l'Europa. Dobbiamo - ha aggiunto - essere all'altezza della storia di Trieste, non dobbiamo trasformare questo momento in un'occasione persa. Abbiamo il contenitore, dobbiamo adesso metterci il contenuto. Ci giochiamo un bel pezzo del nostro futuro, e siamo partiti col piede giusto».
Le perplessità di Menis
«Non c'è stata alcuna sdemanializzazione delle aree del Porto vecchio, al limite è stata tirata una riga su un pezzo di carta. E' lo stesso famigerato emendamento Russo a prevedere un percorso diverso rispetto a quello che l'Agenzia del Demanio, l'Autorità portuale, la Regione e il sindaco Cosolini vogliono far credere ai triestini. Serracchiani e Cosolini potrebbero almeno leggere quello che il Pd vota a Roma!». Questo l’attacco di Mesi, che aggiunge: «La legge, che il M5S ha aspramente criticato, prevede che prima venga spostato il Punto franco internazionale e poi eventualmente si possa sdemanializzare l'area. Ma i trattati internazionali non prevedono la riduzione del Punto franco ma solo il suo allargamento».Piuttosto, per Menis, ci si dovrebbe preoccupare di difendere a livello nazionale la specificità del Punto franco di Trieste chiedendo i regolamenti di attuazione e l’eliminazione dei vincoli architettonici posti dallo Stato sui vecchi magazzini, «per far diventare quell'area una zona in grado di ospitare attività produttive interessate a sfruttare il regime di Punto franco», conclude Menis.