1 maggio 2024
Aggiornato 14:00
Altran: «Sensazione terribile»

Stabilimento Fincantieri sotto sequestro, stop alla produzione

Dispositivo della Procura, indagine sullo stoccaggio degli scarti delle lavorazioni. Il sindaco visita lo stabilimento, la Cisl lancia l'allarme: «A rischio 5 mila lavoratori»

MONFALCONE - Centocinquanta addetti degli uffici hanno potuto accedere, ieri, nell’area dello stabilimento Fincantieri di Monfalcone, chiuso di fatto da lunedì dopo che la Procura di Gorizia ha disposto il sequestro preventivo di alcune aree strategiche, nell’ambito di un'indagine avviata nel maggio del 2013 relativa allo stoccaggio di rifiuti prodotti da scarti di lavorazione.  Intanto, mentre la produzione risulta sospesa, con 4.500 operai sostanzialmente a riposo forzato, si moltiplicano le reazioni.

Il sindaco Altran: «Sensazione terribile»
«La situazione è complessa, stiamo cercando di capire con i nostri uffici le motivazioni della chiusura dell'impianto, abbiamo contattato la direzione di Fincantieri, la Regione Fvg e i nostri rappresentanti in Parlamento per capire la situazione, abbiamo già in programma una riunione con il Prefetto per domani, ma speriamo che già oggi qualcosa si muova». È un intervento accorato quello che il sindaco di Monfalcone, Silvia Altran, ha rivolto ai lavoratori Fincantieri che oggi hanno invaso le vie di Monfalcone in una protesta contro lo stop all'attività del cantiere legata a un sequestro disposto dalla Procura di Gorizia. «Ho visitato ieri le zone sottoposte a sequestro, e devo dire che è stata una sensazione terribile camminare per il cantiere vuoto e fermo – ha detto il sindaco - .Faremo di tutto perché il cantiere venga riaperto: è impensabile lasciare 5.000 famiglie nella totale incertezza, senza considerare quali potranno essere le ripercussioni sugli armatori».

Rossi (Pd): «Cantiere non resti chiuso»
«Il cantiere di Monfalcone è il polmone economico dell’Isontino: non può e non deve restare chiuso», lo dice chiaramente il segretario provinciale del Partito Democratico, Marco Rossi: «Non dobbiamo dimenticare che l’economia isontina è legata a doppio filo al cantiere: si tratta di un patrimonio industriale importantissimo, il primo cantiere d’Italia. Mi auguro quindi che il prima possibile l’attività possa riprendere regolarmente mentre proseguono, doverosamente, gli accertamenti giudiziari, senza tuttavia pregiudicare il lavoro delle maestranze dirette e dell'indotto».

Cisl: «A rischio 5 mila lavoratori»
«Chiudere il cantiere di Monfalcone significa mettete a rischio i 5mila lavoratori coinvolti, tra diretti ed indiretti, e con loro il più grande cantiere navale italiano e, di conseguenza, l'economia di un intero territorio». Ad affermarlo e' il segretario generale della Cisl Fvg, Giovanni Fania, che chiarisce: «Le soluzioni vanno trovate tenendo aperto il cantiere. Pur nel rispetto dell'operato della Magistratura, e senza entrare nel merito delle decisioni assunte in diverso grado dal Tribunale di Gorizia, auspichiamo che l'azienda intervenga in modo rapido e risolutivo e faccia chiarezza sul reale stato di pericolo delle aree poste sotto sequestro».