19 marzo 2024
Aggiornato 07:00
Mangiare fuori

Fusion without confusion al Parq di Lugano

Uno dei laghi più belli d'Europa, un vasto parco lungo lago ed un ristorante che guarda con discrezione al Giappone, ma non troppo

LUGANO - Città cosmopolita, che con il passare degli anni si è ulteriormente abbellita e rimodernata. Il lungo lago è sicuramente tra i più romantici d'Europa, le strade interne sono ampie e tenute pulite come il salotto di casa, palazzi e negozi rendono benissimo il senso di una ricchezza e di un benessere diffuso, e sempre in crescita. Nonostante ciò, storicamente, l'offerta gastronomica di questa città non ha mai raggiunto un livello di pari eccellenza.

GRANDES TABLES - Trascurando le decine di locali che si sono sempre limitati a fornire un decoroso servizio ristorativo legato a doppio filo con le tradizioni italiane, ma senza andare oltre il minimo indispensabile, il locale di riferimento è stato per decenni Il Portone della famiglia Galizzi, di chiara origine italiana, che vantò una stella Michelin e si meritò l'inserimento nella prestigiosa associazione «Le Soste». Oggi quel locale esiste ancora, ma ha cambiato registro, rivolgendosi prioritariamente verso la cucina classica francese. Oltre al Portone, solo un paio di buone tavole anni '90 da segnalare, entrambi collocate in collina, a Sorengo, dove anche il Santabbondio e il Principe Leopoldo hanno vissuto momenti migliori. Oggi l'unica stella Michelin che può vantare la città si chiama Artè, all'interno dell'Hotel Villa Castagnola, dove si servono piatti di connotazione mediterranea con tocchi di classe francese, proprio per non tradire i gusti di una variegata clientela che arriva qui da ogni parte del mondo.

PARQ - Proprio di fronte all'ingresso del bellissimo Parco Ciani, che da direttamente sul lungo lago, troviamo invece questo moderno locale di tendenza, che strizza l'occhio all'oriente ma senza troppi integralismi da intendere o da osservare, cercando di rendere il concetto più facilmente comprensibile anche a chi non sa destreggiarsi con disinvoltura tra i bastoncini e ciotoline o non conosce perfettamente il significato di sushi, sashimi, tataki o tempura. L'offerta si declina su un pratico e simpatico catalogo simile a quello che usano i decoratori per la scelta di un determinato colore; qui invece dei colori vi sono stampate le foto delle singole preparazioni, con l'aggiunta di una breve descrizione che evita ogni possibile equivoco sulla scelta.

FUSION - Per pizza e pasta ci sono tanti altri locali a disposizione, qui si viene per provare piatti freschi e leggeri basati su materie prime d'eccezione, e basterebbe assaggiare il filetto di tonno prima grigliato (un minuto) e poi posato su pietra ollare che lo mantiene alla giusta temperatura davanti al cliente per comprendere il concetto. Il savoir faire della cucina si evidenzia anche in dettagli come gli accompagnamenti vegetali che sono molto di più di un semplice contorno, e vanno in questo senso oltre alla filosofia giapponese, che torna invece rigorosa sui temi classici di sushi e sahimi. Menzione a parte per gelati e sorbetti, di una originalità rara, che siano al tè verde o al sesamo nero

VINO E SERVIZIO - Le volte alte e le pareti sono arredati con uno schieramento di bottiglie (vuote) che fungono da trompe d'oeil e nello stesso tempo comunicano la vocazione del locale, perché in effetti la scelta dei vini è stata fatto con criterio e con personalità, anche quando si tratta di scegliere anche un solo bicchiere, o volendo assaggiare più vini al calice. In sala tutti sanno parlare almeno tre o quattro lingue, virtù indispensabile da queste parti, e il bravissimo Alex non fa difetto alla regola, tassello perfetto di un puzzle dove troviamo italiani, una ragazza andalusa, e cuochi dagli accenti Baltici (la proprietà è russa), tutti insieme in bello stile, capaci di gestire i clienti più diversi dal momento dell'accoglienza fino al congedo, non negando un sorriso o una gentilezza a nessuno.