20 aprile 2024
Aggiornato 07:30
Letteratura

Brizzi: «L'amore è l'unico antidepressivo»

Il regista presenta il suo secondo romanzo: «Il protagonista è un Fausto immaginario che ho creato pensando alla vita che avrei avuto se avessi fatto l'avvocato, come voleva la mia famiglia: oggi sarei stato un depresso di mezza età»

ROMA - Un libro per raccontare il proprio alter ego depresso: Fausto Brizzi, regista di commedie di successo come «Notte prima degli esami», «Ex», «Maschi contro femmine», ha aperto le porte della sua casa nel quartiere San Lorenzo di Roma per presentare il suo secondo romanzo «Se mi vuoi bene», da oggi in libreria, e ha confessato: «Il protagonista è un Fausto immaginario che ho creato pensando alla vita che avrei avuto se avessi fatto l'avvocato, come voleva la mia famiglia: oggi sarei stato un depresso di mezza età». Il cinema e la scrittura lo hanno portato molto lontano da quel destino: a 46 anni Brizzi è uno degli sceneggiatori e registi di maggior successo del cinema italiano, ha vinto David di Donatello, Nastri d'argento, e il suo primo romanzo, «Cento giorni di felicità» è stato tradotto in quaranta Paesi: «Ad agosto uscirà negli Stati Uniti, e questo è il grande regalo che mi ha fatto la scrittura: poter arrivare dove non si riesce ad arrivare con il cinema» ha confessato.

IL NUOVO FILM SUI «FINTI GIOVANI» - «Se mi vuoi bene» è già stato opzionato dagli editori stranieri che avevano tradotto il suo romanzo precedente, e sicuramente il regista ne trarrà un film, ma prima sono in cantiere altri progetti: «A giugno inizierò a girare 'Forever young', il film sui finti giovani, perché oggi dai 30 ai 70 anni sembra che abbiano tutti la stessa età» ha rivelato Brizzi, mentre il progetto successivo, nel 2016, sarà la trasposizione del suo primo romanzo: «Probabilmente 'Cento giorni di felicita" diventerà una serie tv: l'unica cosa sicura è che il protagonista sarà Flavio Insinna, senza di lui non lo faccio». Il passo successivo sarà portare sullo schermo «Se mi vuoi bene», ma il suo alter-ego sullo schermo non ha ancora un volto e un nome: «E' talmente autobiografico che pensavo a me come protagonista, ma non vuol dire che lo farò, perché sono un regista, non sono un suicida» ha ironizzato Brizzi.